Nei giorni scorsi, i finanzieri del Comando Provinciale di Benevento hanno attuato diversi servizi finalizzati alla repressione e al contrasto di chi ha approfittato, soprattutto in questo periodo in occasione dell’approssimarsi delle festività natalizie, per porre in essere condotte commerciali scorrette, attraverso la vendita di giochi pericolosi per la salute dei bambini, a prezzi sproporzionati, non corrispondenti a quelli di mercato.
In tale contesto, a seguito di accertamenti mirati, i militari della Sezione Mobile del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Benevento all’esito di un controllo effettuato presso un esercizio commerciale gestito da un soggetto di nazionalità cinese, hanno riscontrato la messa in vendita di circa 10.188 giocattoli, senza il previsto marchio “CE” e privi di indicazioni sulla sicurezza dei bambini e sul corretto uso per evitare danni alla salute.
Parliamo di giochi in legno, di bustine di costruzioni, macchine fotografiche giocattolo, pupazzi in plastica, palloni da gioco, frisbee, peluche, tabelloni per freccette, borsette per bambine, borracce e tanti altri.
Il materiale rinvenuto, è stato sottoposto a sequestro amministrativo, con la conseguente segnalazione del responsabile all’autorità competente, elevando nei confronti del rappresentante legale della società, la sanzione amministrativa di 10mila euro.
L’attività di servizio eseguita, si pone anche quale mezzo di sensibilizzazione, rivolto a tutti quei consumatori che, in questo periodo di festeggiamenti, sono attratti dall’acquisto di prodotti venduti ad un prezzo irrisorio, elemento – quest’ultimo – sintomatico, per la maggior parte delle volte, di articoli non sicuri e/o nocivi per la salute in ragione della loro scarsa qualità, sia nella composizione, quanto nel confezionamento.
Benevento, la Finanza sequestra oltre 120.000 prodotto in negozio cinese
Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Benevento, nell’ambito dei servizi di controllo riguardanti traffici e commercializzazione di prodotti contraffatti e/o non sicuri, ha sottoposto a sequestro oltre 120.000 prodotti privi delle necessarie informazioni previste dal Codice del Consumo.
In particolare, militari del Nucleo Mobile del Gruppo di Benevento hanno sottoposto a controllo un’attività commerciale del capoluogo di provincia, gestita da personale di etnia cinese, ove hanno riscontrato che erano posti in vendita accessori per la casa e per la persona, bigiotteria, cosmetici e materiale da cancelleria, non conformi agli standard di sicurezza previsti dal D.Lgs. n. 206/2025 (Codice del Consumo). Nello specifico, i prodotti erano privi delle istruzioni, informazioni e avvertenze in lingua italiana.
Il responsabile dell’attività commerciale è stato segnalato alla Camera di Commercio per le violazioni riguardanti il Decreto Legislativo n. 206/2005 che prevede la sanzione amministrativa da 516 euro a 25.823 euro.
La suddetta merce, del valore di oltre 100.000 euro, è stata sottoposta a sequestro.
L’operazione delle Fiamme Gialle testimonia l’incessante impegno nel contrasto agli illeciti economico-finanziari. La vendita di prodotti non conformi agli standard di sicurezza è, purtroppo, un fenomeno che, oltre ad intaccare l’economia legale, provoca rischi per la salute pubblica e la sicurezza.
L’assenza di indicazioni in lingua italiana concernenti le caratteristiche del prodotto, le modalità d’uso e le eventuali precauzioni per l’utilizzo possono, infatti, costituire inoltre un serio e concreto pericolo per i consumatori.
Guardia di Finanza, sequestrati oltre 140 mila pezzi tra filtri e cartine per tabacco
Oltre 140 mila pezzi tra filtri e cartine per tabacco illecitamente destinati alla vendita è il sequestro effettuato, nei giorni scorsi nella provincia sannita, dai Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Benevento, impegnati sul territorio a contrastare l’abusivismo commerciale ed il contrabbando.
In particolare, militari appartenenti al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Benevento, in località San Giorgio del Sannio durante un servizio d’Istituto teso alla repressione dei traffici illeciti ed al contrasto del contrabbando in generale, sottoponevano a controllo un autoveicolo, condotto da un cittadino italiano che trasportava 147.000 articoli da fumo, destinati alla vendita, in completa evasione della relativa imposta di consumo.
I Finanzieri hanno proceduto a contestare al soggetto la vendita non autorizzata di generi di monopoli, per la quale è prevista una sanzione amministrativa pecuniaria che va da 5.000 a 10.000 euro, e a segnalare il medesimo al competente Ufficio dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
Tale controllo, si inserisce nelle attività di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza volte a tutelare i consumatori e gli interessi erariali dello Stato, atteso che le forme di abusivismo commerciale in danno del Monopolio statale determinano ricadute sugli interessi economici della comunità, danneggiando, nel contempo, gli operatori autorizzati che assolvono regolarmente le imposte previste per questo genere di prodotti.
Benevento| Si appropria dei soldi del fratello-socio, sequestri per 1,25 milioni
La Guardia di Finanza di Benevento ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo, per un importo complessivo di 1 milione e 249.500 euro, emesso dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta della Procura sammaritana, nei confronti di DG. V. 67 anni, ritenuto responsabile del delitto di appropriazione indebita, di DG. A. 38 anni, DG. F. 33 anni, DG. M. 32 anni tutti di Benevento, M.F. 55 anni e M.G. 53 anni, entrambi di Caserta, ritenuti responsabili del delitto di riciclaggio.
Le indagini svolte, scaturite dalla denuncia presentata dalla persona offesa in ordine ad ipotesi di appropriazione indebita poste in essere dal proprio fratello e relative alla gestione di somme di denaro della società di capitali di cui entrambi sono soci, si sono incentrate sulla destinazione delle somme elargite dall’Ag.E.A. (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) a favore della società negli anni 2016 e 2018 e sui rapporti intercorsi tra l’indagato DG.V. e l’indagato M.F., delegato alla riscossione delle somme.
Dagli sviluppi investigativi è emerso un complesso sistema di molteplici e articolate operazioni bancarie poste in essere presso un Istituto di credito con sede Caserta, attuato mediante l’accensione di conti correnti bancari a nome della società e degli indagati.
Nel dettaglio, M.F., commercialista della società, dopo aver incassato su procura speciale la somma elargita alla società dalla Ag.E.A., ha bonificato sul conto corrente societario una somma di circa 1 milione e 700mila euro; successivamente, l’amministratore DG.V. si è appropriato di parte di questa somma, circa 1 milione e 250mila euro, sottraendoli dalla cassa societaria in danno del socio-fratello DG. G. e di altri creditori, tra cui l’Erario.
Contemporaneamente al trasferimento delle somme dal conto corrente aziendale, simulando un atto di donazione, DG.V. ha trasferito a favore dei figli DG. A., DG. F., DG. M., gran parte delle somme oggetto di appropriazione indebita.
In una seconda fase, mediante la minuziosa ricostruzione di tutti i passaggi finanziari, si è accertato che i fratelli DG. A., DG. F. e DG. M. hanno riciclato le somme ricevute dal padre trasferendone la quasi totalità a favore del commercialista M.F. e del fratello M.G. (anch’egli professionista del settore giuridico – contabile) e di una società immobiliare costituita ad hoc, questi ultimi per acquistare beni immobili, già di proprietà della famiglia DG e sottoposti a procedure giudiziarie da parte del Tribunale di Benevento.
Le quote societarie della immobiliare sono state poi trasferite dai due professionisti casertani ai fratelli DG. A., DG. F., DG. M.
L’operazione è stata esperita oltre che mediante i tradizionali mezzi investigativi, anche con lo sviluppo degli accertamenti bancari, necessari per ricostruire minuziosamente e rintracciare la successiva destinazione delle somme di denaro incassate dalla società, indebitamente accreditate sui conti degli DG. M., DG. A. e DG. F. e successivamente da questi riciclati sui conti correnti di M.F. e M.G., tutti da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Don Nicola, sequestrati oltre 68 mila euro dalla Guardia di Finanza
All’esito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Benevento, i militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Benevento hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo di 68.230 euro – con vincolo di destinazione a favore della Parrocchia di San Modesto – emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Benevento nei confronti del già parroco della Chiesa di S. Modesto di Benevento, in ordine al reato di appropriazione indebita aggravata.
Le attività investigative scaturite, a seguito di una perquisizione eseguita dalla Polizia Postale di Benevento presso il domicilio del citato parroco, effettuata in data 3 novembre 2021 nell’ambito di altre indagini, allorché fu rinvenuta una somma in contanti di circa euro 170.000. Nel corso delle indagini emergevano seri indizi in ordine alla provenienza per il 40%, pari a € 68.230, da elargizioni, offerte e questue devolute dai fedeli della Parrocchia per i lavori di ristrutturazione della chiesa.
La restituzione di tale somma è stata sollecitata dall’attuale reggente della Parrocchia di San Modesto senza alcun risultato e, pertanto, dopo la querela, si è proceduto all’odierna contestazione di appropriazione indebita e al sequestro, ritenendo sussistente il pericolo che la somma venga sottratta definitivamente al legittimo proprietario.
Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e il destinatario della stessa è persona sottoposta alle indagini e quindi presunta innocente fino a sentenza definitiva.
Associazione a delinquere finalizzata all’emissione di fatture inesistenti, tra gli indagati anche una donna di Benevento: tutti i nomi
Sono 11 le misure cautelari emesse dal Gip Emanuela Carrabotta nell’ambito dell’operazione congiunta di Carabinieri e Guardia di Finanza di Caltanissetta “Chicane”.
Ai domiciliari sono finiti Lirio Orlando, 60 anni di San Cataldo, Oto Santuori, 53 anni di Ariano Irpino (AV) e Luigi Ragazzo, 49 anni di Paduli (BN), mentre la misura interdittiva del divieto di esercizio dell’attività di impresa per la durata di 12 mesi è stata applicata a Emanuele Santuori, 23 anni di Ariano Irpino (Av), Maria Pia Raccioppi, 39 anni Benevento, Andriy Kanya, 39 anni di origini ucraine, Carmine Iannicelli, 41 anni, Benevento, Alessandro Stefano Rasola, 40 anni di Barletta, Carlo Ballarino, 39 anni di Cerignola (FG), Vincenzo Menafro, 60 anni di Orta Nova (FG) e Roberto Menafro, 47 anni di Orta Nova.
Sono indagati a vario titolo per associazione a delinquere finalizzata all’emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Il presunto sodalizio, secondo gli investigatori, era composto da imprenditori che, attraverso la cosiddetta “frode carosello” per 8 milioni di euro di fatturato, avrebbero ottenuto, a vario titolo, un indebito risparmio d’imposta di oltre 2,5 milioni di euro.
Sannio| Fatture false, sequestro per oltre 500.000 euro a società di allevamento pollame
Nella mattinata odierna, all’esito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Benevento, i militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Solopaca hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente, emesso dal GIP del Tribunale di Benevento, per un valore complessivo di oltre 500.000 euro, relativo a depositi bancari, titoli finanziari, beni mobili ed immobili nella disponibilità di due società con sede in Morcone (BN) e Torrecuso (BN) e dei rispettivi rappresentanti legali, per i reati di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
A seguito delle indagini è emerso che il titolare di una società esercente l’attività di allevamento di pollame aveva richiesto ed ottenuto un finanziamento comunitario per un importo complessivo di oltre 500.000 euro erogato dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura. In particolare, l’attività investigativa ha consentito di raccogliere utili elementi nei confronti della predetta società che, secondo l’ipotesi accusatoria avvalorata dal GIP, ha beneficiato di fatture per operazioni inesistenti emesse da una azienda del settore edilizio e concernenti la realizzazione di un capannone da destinare ad allevamento avicolo. Sulla base di tali fatture l’A.G.E.A. ha erogato il contributo per un importo di oltre 500.000 euro.
In realtà è stato accertato che la società che aveva emesso le fatture non aveva la struttura ed il personale idoneo a garantire la prestazione d’opera e non risultava stipulato tra le due imprese alcun contratto d’appalto relativo ai lavori edili. Inoltre è emerso che il capannone era stato realizzato in parte da un’altra società e in un periodo diverso. L’odierna attività testimonia ancora una volta la costante e continua attività di contrasto alla criminalità economico – finanziaria sia in materia di reati tributari che di reati in danno delle uscite del bilancio dello Stato espletata dalla Procura della Repubblica di Benevento, in sinergia con il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Benevento.
Il provvedimento oggi eseguito è una misura cautelare reale disposta in sede da indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari della stessa sono persone sottoposte ad indagini e quindi presunti innocenti fino a sentenza definitiva.
Truffa a gestori di telefonia, perquisito noto avvocato di Benevento
I finanzieri del Comando provinciale di Potenza, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Catanzaro, hanno eseguito una perquisizione nei confronti di un noto avvocato di Benevento.
Il provvedimento rientra nell’ambito di una indagine della Finanza su un sistema fraudolento posto in essere grazie alla compiacenza di numerosi giudici di pace del capoluogo lucano, con la presentazione di numerosissimi ricorsi per l’ottenimento di decreti ingiuntivi con la provvisoria esecutività.
Il sistema, che secondo l’accusa, era stato inventato dall’avvocato, consisteva nel presentare un imponente numero di ricorsi, circa 3-400 alla volta, per l’ottenimento di decreti ingiuntivi, con precetti per il pagamento delle competenze legali, in cui chiedeva a gestori telefonici l’esibizione di contratti stipulato, spesso on line, dalla clientela, eccependo anomalie nel funzionamento o altri disservizi. Visto che le società non erano in grado di far fronte alle richieste in breve tempo, immediatamente dopo il legale chiedeva un decreto ingiuntivo per il pagamento di una somma a titolo di risarcimento e la liquidazione del proprio onorario.
La Guardia di finanza di Potenza ha anche accertato che i magistrati, non eccependo la propria incompatibilità visto che i ricorsi non avevano alcun legame con la competenza territoriale dell’ufficio, avrebbero tratto indebiti benefici economici dal compenso loro spettante per ciascuna causa “a fotocopia” trattata. Spesso, inoltre, secondo l’accusa, i ricorsi venivano presentati anche in assenza di mandato degli asseriti ricorrenti, falsificandone la firma.
Benevento| Associazione per delinquere: tutti i nomi degli indagati
Gli indagati avrebbero dato vita a un sistema finalizzato a sottrare società e capitali al fisco italiano per sottoporli a quello – favorevole – bulgaro oltre che a eludere eventuali procedure esecutive.
Associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico bancarotta fraudolenta ) e omessa dichiarazione: questi i reati contestati ai 26 indagati all’esito dell’operazione condotta dai militari della Guardia di Finanza dei Comandi Provinciali di Napoli e Benevento, su disposizione della Procura della Repubblica di Benevento.
In mattinata, infatti, i militari hanno dato esecuzione, nel capoluogo sannita e nelle province di Benevento, Avellino, Roma, Milano, Napoli, Cosenza e Varese, nonché in territorio bulgaro (Sofia e Plovdiv) alla misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale e di imprese o uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese (ex art. 290 c.p.p), per mesi dodici, nei confronti di 8 persone, professionisti e imprenditori sanniti e della Valle Telesina operanti nel settore turistico-alberghiero, edile e della grande distribuzione alimentare; nonché al sequestro preventivo dell’intera azienda di una nota struttura ricettiva cittadina, dei beni aziendali strumentali all’esercizio dell’attività alberghiera, nonché dei titoli abilitativi e di due appartamenti ubicati sempre in Benevento; inoltre, al sequestro, finalizzato alla confisca per equivalente, di denaro, beni immobili e altri beni patrimoniali nella disponibilità dei 26 indagati, fino alla concorrenza del valore di circa 11 milioni di euro e, infine, al “congelamento” in Bulgaria della titolarità delle quote delle società bulgare utilizzate per le operazioni contestate (attività ancora in corso);
Provvedimenti, questi, disposti dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale sannita, su richiesta della Procura, ritenendo la gravità indiziaria per i reati, a vario titolo contestati agli indagati, di associazione per delinquere (art. 416 c.p.) aggravata dalla transnazionalità (art. 61 bis c.p.), sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte (art. 11 D.Lgs. n. 74/2000), falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico (art. 483 c.p.), bancarotta fraudolenta (art. 216 R.D. n. 267/1942) e omessa dichiarazione (art. 5 D.Lgs. n. 74/2000).
I NOMI DEGLI INDAGATI. Ventisei, come detto, gli indagati: Cosimo Aquino, 70 anni, Bruno Fragnito, 62 anni, di Benevento, Lucia Marciano, 59 anni, di Roma, Michele Malgieri, 46 anni, di Melizzano, Angelo Malgieri, 71 anni, di Melizzano, Marzina Grasso, 88 anni, di Melizzano, Salvatore Cioffi, 48 anni, Domenico Cioffi, 46 anni, di Santa Maria Capua Vetere, Valter Claudio Corsini, 55 anni, di Amorosi, Roberto Gambuti, 37 anni, di Telese, Valerio Fragnito, 42 anni, residente in provincia di Milano, Annunziata Domenica Calabrò, 58 anni, di Gioia Tauro, Domenico Miele, 59 anni, di Varese, Claudio Calenda, 25 anni, Brusciano, Amleto Ocone, 83 anni, Linda Ocone, 52 anni, di Benevento, Giuseppe Ciccopiedi, 69 anni, Leonardo Ciccopiedi, 37 anni , Alessandro Ciccopiedi, 33 anni,, Antonio Fragnito, 71 anni, residente a Salerno, Saverio Tresca, 56 anni, di San Nicola Manfredi, Maurizio Torelli, 71 anni, di Nettuno, Massimo Battisti, 59 anni, di Roma, Rita Puzio, 59 anni, Antonio Puzio, 55 anni, Giuseppe Puzio, 34 anni, di Benevento.
LE INDAGINI. I provvedimenti cautelari sono stati adottati all’esito di un’articolata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento ed alimentata dalla sinergia investigativa dei Nuclei di Polizia Economico Finanziaria di Napoli e Benevento, che ha consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza in ordine alla esistenza di una compagine criminosa, ben strutturata sul territorio italiano e bulgaro, dedita alla commissione di un numero indeterminato di reati contro l’economia.
Le indagini avevano inizio nel febbraio del 2019, allorquando in esito ad un’attività info-investigativa svolta su una importante struttura alberghiera del capoluogo sannita, emergevano significative anomalie fiscali in relazione alle posizioni delle persone fisiche e giuridiche riconducibili alla citata struttura, gestita da un gruppo familiare costituito da un noto professionista beneventano e dai suoi due figli.
Venivano, pertanto, avviate attività investigative, svolte attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali ed analisi documentali, finalizzate a ricostruire gli interessi economici e patrimoniali dei tre principali indagati, a cui seguivano nel mese di settembre del 2019 – sulla scorta dei primi esiti delle indagini tecniche – diverse perquisizioni svolte presso domicili e studi professionali dei soggetti coinvolti.
Lo sviluppo delle investigazioni induceva le Fiamme Gialle ad analizzare un’operazione straordinaria di “fusione transfrontaliera per incorporazione tra società di capitali”, avente ad oggetto l’azienda costituente il segnalato complesso alberghiero, connessa ad una serie di ulteriori operazioni aziendali (locazione e comodato di ramo di azienda, costituzione di contratto di rete) poste in essere dagli indagati – ante e post “fusione” – ricorrendo alla formula della “procura generale”, della “procura speciale” e della “delega”, tutte realizzate nel periodo 2014 – 2018 ed afferenti una serie di società, collegate all’attività alberghiera, aventi compagni sociali e governance riconducibili ai medesimi soggetti.
Gli organi inquirenti hanno ritenuto che tali operazioni fossero unicamente dirette a “tutelare” il patrimonio aziendale della società incorporata, trasferendolo ad una società bulgara – comunque riconducibile agli indagati – soggetta ad una normativa più favorevole rispetto a quella nazionale, con il fine di sottrarlo al fisco italiano e di continuarne la gestione sul territorio dello stato mediante due nuove società all’uopo costituite.
La prosecuzione delle indagini consentiva, poi, di acquisire gravi indizi di colpevolezza in ordine ad un’articolata organizzazione e una fitta rete di persone fisiche e giuridiche gravitanti nell’orbita professionale e relazionale di un noto professionista beneventano e dei suoi figli, i quali, secondo la prospettazione accusatoria, accolta dal Gip, hanno promosso, organizzato e gestito una consolidata e fiorente “attività di consulenza” per il trasferimento e il mantenimento di imprese in territorio bulgaro, la maggior parte delle quali nelle città di Sofia e Plovdiv, al fine di sottrarle al pagamento delle imposte e sottrarne i patrimoni al sequestro e a procedure fallimentari e/o esecutive.
IL DISEGNO CRIMINOSO. Il modus operandi adottato dagli indagati è stato caratterizzato dal sistematico trasferimento in Bulgaria di società italiane, che pur mantenendo la medesima denominazione, sono state trasformate in imprese bulgare di diritto locale.
Nello specifico, si ritiene che le società di diritto italiano (gravate da onerosi debiti erariali) venivano preliminarmente “svuotate”, attraverso operazioni di alienazione di immobili e crediti, poste in essere nel periodo immediatamente antecedente il trasferimento in Bulgaria. Le stesse, poi, ormai svuotate di elementi attivi, venivano quindi cancellate dal Registro delle Imprese nazionale per trasferimento all’estero.
Le società trasferite, divenute soggetti di diritto bulgaro, mantenevano la stessa denominazione delle società italiane al fine di rimanere visibili ai creditori in Italia; le stesse, di fatto, risultavano tuttavia irreperibili presso le sedi bulgare dichiarate ed apparivano fraudolentemente ancora operative e solvibili attraverso l’accensione di conti in quel paese, in realtà non movimentati se non per il versamento del solo capitale sociale. In tal modo gli imprenditori italiani continuavano – di fatto – ad operare in Italia con neocostituite imprese (alle quali erano stati ceduti i compendi delle società trasferite) aventi il medesimo oggetto del clone estero.
Le attività investigative, condotte attraverso interrogazioni alle banche dati in uso alla Guardia di Finanza, indagini di natura tecnica integrate da servizi di osservazione e pedinamento, accertamenti bancari, acquisizioni presso l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, escussione di numerose persone informate sui fatti, sono state corroborate dagli importanti riscontri pervenuti dall’autorità giudiziaria bulgara. Il contesto investigativo, infatti, per iniziativa della Procura della Repubblica di Benevento e della Guardia di Finanza, delegata alle indagini, si è esteso oltre i confini nazionali con la costituzione di una Squadra Investigativa Comune (S.I.C.) Italia-Bulgaria, quale strumento di cooperazione internazionale patrocinato da Eurojust – tra la Procura della Repubblica di Benevento e la Procura della Corte Suprema di Cassazione della Bulgaria, finalizzata ad ottenere e condividere informazioni ed elementi di prova nell’ambito delle investigazioni in corso. In tale contesto si sono tenute riunioni propedeutiche all’accordo e investigative sia presso la sede di Eurojust a L’Aia, che presso la sede della Procura Specializzata – Reparto Investigativo a Sofia e in Italia presso la Procura della Repubblica di Benevento. Proficuo è stato lo scambio informativo e il coordinamento investigativo sottesi allo sviluppo ed alla prosecuzione delle indagini.
Le attività svolte in tale ambito hanno consentito, tra l’altro, l’acquisizione di documentazione presso istituti di credito ed Ente camerale bulgari, l’escussione di numerose persone informate sui fatti di nazionalità bulgara, tra cui 16 professionisti (facenti capo a 12 società di consulenza legale e amministrativo-contabile), 4 persone ritenute prestanome (c.d. nominee)e 2 interpreti/traduttrici di madre lingua bulgara, nonché l’esecuzione – in territorio estero – di mirati sopralluoghi finalizzati a verificare l’esistenza delle società formalmente costituite in Bulgaria.
In tale contesto è avvenuta la “cessione di giurisdizione” da parte dell’Autorità Giudiziaria bulgara in favore di quella italiana per fatti penalmente rilevanti commessi in quel paese.
Sono state esaminate le operazioni societarie e i rapporti bancari di 34 società italiane e 29 società bulgare emerse nel corso delle investigazioni; con riferimento ai soggetti giuridici italiani è stata, altresì, accertata una situazione debitoria complessiva nei confronti dell’Erario di oltre 69 milioni di euro.
Nel corso della mattinata, inoltre, sono state eseguite perquisizioni disposte dalla Procura presso sedi e unità locali di 8 società, nonché i domicili di 21 soggetti, a vario titolo coinvolti nelle indagini.
I provvedimenti oggi eseguiti sono misure cautelari disposte in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari delle stesse sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunte innocenti fino a sentenza definitiva.
Bancarotta fraudolenta, sequestro preventivo per società operanti nel settore della fabbricazione delle macchine
Nella mattinata odierna, all’esito di intensa attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Benevento, militari della Guardia di Finanza – Compagnia di Ariano Irpino hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo nei confronti di una società, con la contestuale nomina di un amministratore giudiziario, e di un sequestro preventivo del denaro costituente il profitto del reato finalizzato alla confisca per equivalente emessi dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Benevento per le ipotesi di bancarotta fraudolenta e dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. Il provvedimento ablativo è stato disposto nei confronti di due società, con sede nell’hinterland arianese, operanti nel settore della fabbricazione delle macchine e di altro materiale meccanico, e ha ad oggetto, quale profitto dei reati contestati, denaro e disponibilità finanziarie delle predette persone giuridiche fino alla concorrenza di euro 112.254,00 somma pari all’imposta evasa.
Le indagini, svolte attraverso l’esecuzione di analisi ed acquisizioni documentali unitamente a plurimi e capillari accertamenti bancari, sono scaturite da specifiche notizie di carattere investigativo acquisite su segnalazione dell’Agenzia delle Entrate Direzione Provinciale di Avellino e dall’Agenzia delle Entrate – Riscossione Direzione Regionale della Campania.
I provvedimenti oggi eseguiti sono misure cautelari disposte in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari delle stesse sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunte innocenti fino a sentenza definitiva.
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