Assoluzione Salvini, Barone (Lega): “Chi paga per i milioni di euro spesi per un processo che non doveva essere proprio avviato?”

Assoluzione Salvini, Barone (Lega): “Chi paga per i milioni di euro spesi per un processo che non doveva essere proprio avviato?”

Politica

“Non poteva andare diversamente. Il ministro Salvini ha giustamente e correttamente difeso i confini dell’Italia e per questa attività di governo meritoria non poteva certo subire un’ingiusta condanna”.

A dirlo è Luigi Barone, responsabile Coesione Territoriale e Zes della Lega, che commenta l’assoluzione del ministro delle Infrastrutture, che aggiunge:

“L’accanimento di alcuni magistrati inquirenti è onestamente incomprensibile, chiedere sei anni di carcere per un ministro della Repubblica Italiana che nell’esercizio delle proprie funzioni e prerogative ha difeso i confini nazionali è un qualcosa che evidenzia il corto circuito che esiste e persiste tra organi dello Stato”.

“Matteo Salvini – continua Barone – non avrebbe dovuto affrontare il processo, non doveva essere indagato e rinviato a giudizio; chi ripaga il Ministro dei danni subito e chi, invece, paga per i milioni di euro spesi per un processo che non doveva essere proprio avviato?”

“Fortunatamente, però, c’è stato un collegio giudicante che ha svolto il proprio ruolo con terzietà, capacità e professionalità assolvendo, perché il fatto non sussiste, il ministro Matteo Salvini da assurdi capi d’imputazione”, conclude il dirigente della Lega.

L’accoglienza è un reato: Mimmo Lucano, sindaco di Riace, condannato a 13 anni e due mesi

L’accoglienza è un reato: Mimmo Lucano, sindaco di Riace, condannato a 13 anni e due mesi

AttualitàPolitica

Dopo l’arresto del 2 settembre 2016, il processo “Xenia” contro Mimmo Lucano, sindaco di Riace e ”campione”dell’accoglienza, ha determinato una pena nei suoi confronti di 13 anni e due mesi per presunti illeciti nella gestione dei migranti. La sentenza condanna Lucano a quasi il doppio degli anni di reclusione richiesti dalla pubblica accusa (7 anni e 11 mesi) ed inoltre stabilisce che l’imputato dovrà restituire 500 mila euro riguardo i finanziamenti ricevuti dall’Ue e dal Governo. I difensori, sorpresi dal verdetto, hanno dichiarato che impugneranno la sentenza.

Domenico Lucano, ex sindaco di Riace, prima della lettura della sentenza . Foto ANSA/Marco Costantino

Lucano era imputato per abuso  di ufficio, associazione a delinquere, truffa, concussione, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Con lui sono stati condannati altre 17 persone colpevoli della “Riace connection”.

Alla lettura della sentenza Lucano ha affermato: “Non ho parole, non me lo aspettavo

La storia del sindaco Lucano comincia nel luglio del 1998, quando un veliero partito dalla Turchia con a bordo 184 persone, tra cui 72 bambini, approda a poche centinaia di metri dalle coste di Riace Marina. Sono tutti profughi curdi in fuga dalle persecuzioni politiche in Turchia, Siria e Iraq.

All’epoca Riace era un borgo medioevale , praticamente fantasma e a rischio di estinzione, in cima ad una collina in provincia di Reggio Calabria. . Vi abitavano 900 persone e c’erano tantissime case abbandonate mentre la scuola locale era vicina alla chiusura.

Con l’arrivo dei tanti profughi nasce così, quasi per caso, per poi svilupparsi gradualmente, il modello d’accoglienza che sarà preso ad esempio in diverse parti del mondo. Mimmo Lucano vede in quello sbarco non un pericolo, ma un’opportunità per ripopolare il paese e offrire ai profughi un modello di vita umano e accettabile, oltre ad un’occasione per ricostruire il tessuto sociale ed economico del borgo.

Reportage Corriere

Egli crea un’organizzazione che prende il nome di “Città Futura”, un sistema che si preoccupa di accogliere gli stranieri facilitandone l’integrazione nel contesto locale attraverso il lavoro, l’istruzione e l’utilizzo delle case abbandonate. “C’erano persone senza una casa qui e c’erano case senza persone. È semplice“, dirà in futuro Lucano, che nel 2004 diventa sindaco del paese.

Mimì Capatosta, così lo chiama Tiziana Barillà in un suo libro, crea un modello innovativo lontano anni luce da quello descritto da Carlo Sibilia come “Mafia capitale”. Un modello che prevedeva che i soldi dei progetti di accoglienza stanziati dal governo, potessero essere usati per “borse lavoro” e per attività commerciali gestite dai richiedenti asilo insieme ai cittadini di Riace.  Un modello che presto vede il ritorno in paese di molti riacesi e dunque il ripopolamento del piccolo centro. Riace passa così da 900 abitanti a 2000.

Il sistema di Lucano fa sì che gli stranieri imparino un mestiere e hanno un reddito, cosa che consente loro di rivitalizzare l’economia locale senza essere sfruttati nei campi come accade alle vittime del caporalato. Il suo modello consente di non stipare i migranti in hotel o luoghi fatiscenti e intascare i contributi senza che essi possano restituire alla comunità alcun servizio e sentirsi utili.

Viene poi introdotto l’uso dei bonus, coupon spendibili nel territorio comunale per stimolare i consumi e dare potere di acquisto ai migranti. I cittadini di Riace si dichiararono disponibili ad accettare i bonus che sono comunque convertiti in euro appena vengono erogati i fondi.

I 35 euro destinati ad ogni profugo, vengono trasformati in borse lavoro che vengono utilizzate da cooperative che, a loro volta li utilizzano per pagare i migranti impiegati nelle botteghe da loro gestite.

il piccolo borgo rinasce e con esso si afferma il “modello Riace”, un modello a cui ha guardato con interesse tutto il mondo. Molti gli articoli su tale modello della Bbc, del New York Times, del Los Angeles Time e altre prestigiose testate internazionali. Nel 2010 il regista Wim Wenders realizza un cortometraggio sul modello d’accoglienza della cittadina calabrese. nel 2010 Mimmo Lucano è terzo nella World Mayor, la classifica dei migliori sindaci del mondo e la rivista americana Fortune nel 2016 lo mette tra le 50 personalità più influenti al mondo.

Anche Papa Francesco ha elogiato il primo cittadino di Riace verso il quale ha espresso “ammirazione e gratitudine per il suo operato intelligente e coraggioso a favore dei nostri fratelli e sorelle rifugiati”. I problemi però iniziano nel 2016 quando, a seguito di un’informativa della Guardie di Finanza, c’è la denuncia di irregolarità nella gestione dei fondi  e i soldi della prefettura e degli Sprar non arrivano più.

Improvvisamente Mimmo Lucano diventa un uomo solo e sotto attacco, Riace è un paese della Locride, terra di ‘ndrangheta, per cui egli diventa vittima di intimidazioni e attacchi contro le attività che aveva fatto nascere, compresa “Città Futura”. Anche la politica lo attacca, Matteo Salvini, appena nominato Ministro degli Interni, lo definisce “uno zero” e tale si sente Lucano che afferma : “È vero che appartengo alla classe degli ultimi, praticamente zero. In tutti questi anni abbiamo unito le nostre debolezze con tanti altri disperati di ogni parte del mondo. Abbiamo condiviso il sogno di una nuova umanità libera dalle mafie, dal razzismo, dal fascismo e da tutte le ingiustizie”.

Viene obbligato ai domiciliari con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione e affidamento fraudolento diretto del servizio di raccolta rifiuti a due cooperative del posto. Anche la sua compagna l’etiope Tesfahun Lemlem, indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, è stata sottoposta al divieto di dimora.

Egli è anche accusato di aver organizzato un matrimonio di comodo tra una nigeriana e un italiano per regolarizzare la donna ed inoltre l’aver affidato il trasporto dei rifiuti alle ditte Ecoriace e Arcobaleno (ideate per dare lavoro agli immigrati) senza che ci fosse stata una gara d’appalto. Il Gip dell’ordinanza ha però dichiarato che Lucano non ha preso un euro per sé né ha arricchito le associazioni che maneggiavano i soldi per l’accoglienza, ha solo definito Lucano come uomo “avvezzo a muoversi al confine tra il lecito e l’illecito.

Il Vibonese

E’ vero che lo stesso sindaco ha spiegato che il suo modello perseguiva un ideale di giustizia sociale che “non sempre coincide con la legalità e le leggi”, la legge Bossi-Fini e le linee guide dello SPRAR infatti prevedevano che dopo sei mesi i migranti dovessero andare via, “Leggi balorde” le ha definite Lucano, che non tengono conto della dimensione umana dell’accoglienza. In un’intercettazione Lucano dice : “ Proprio per disattendere queste leggi balorde vado contro la legge”.

Come Cappato accompagna il Dj Fabo in Svizzera per permettergli di porre fine ad un’esistenza disumana e di sofferenze perchè in Italia è vietato,, Mimmo Lucano, secondo l’accusa, organizza matrimoni combinati per consentire ai migranti di non essere più clandestini e integrarsi nel tessuto economico-sociale del luogo dove vivono.

All’indomani della condanna per abuso d’uffucio, truffa,falsità ideologica, turbativa d’asta, peculato e malversazione a danno dello Stato e dopo l’accusa di aver agito solo per alimentare un sistema clientelare che lo appoggiasse politicamente, Lucano ha affermato:” Non me l’aspettavo. – ha commentato a caldo – Non ho proprietà e non ho nulla. Non capisco questa cosa. Ho speso la mia vita per rincorrere i miei ideali, contro le mafie. Mi sono immaginato di contribuire al riscatto della mia terra. Oggi finisce tutto. È una cosa pesantissima. Non so se per i delitti di mafia ci sono sentenze così. Io mi aspettavo una formula ampia di assoluzione”.  

Ha pure affermato: “ Ribaltano completamente la realtà, la distruggono. Quando sono tornato dalle misure cautelari, perché mi avevano sospeso da sindaco e cacciato da Riace, i rifugiati mi aspettavano. Adesso Riace è finita”.

Tante le manifestazioni spontanee a favore di Lucano dopo il verdetto, da Fiorella Mannoia a Gad Lerner a Vauro e Don Ciotti, ma soprattutto da parte di tanta parte della società civile che sta organizzando manifestazioni pro Lucano in molte città italiane.

Dunque da modello a reato, il “modello Riace” è stato identificato come nemico dello Stato e delle sue leggi. Noi ci chiediamo però quale sia lo schema politico che ispira certe leggi dell’accoglienza, se esse siano davvero umanitarie o solo artifici di facciata politica e se un cittadino, pur rappresentate dello Stato, le aggira solo per motivi umanitari e non economico-politici, senza per questo infrangerle totalmente e senza guadagnarci niente, non abbia il diritto di muoversi secondo coscienza senza per questo vedere la giustizia accanirsi contro di lui.