Montesarchio, morte del giovane Antonio: sette i medici indagati

Montesarchio, morte del giovane Antonio: sette i medici indagati

CronacaProvincia

Sono sette i medici, tra quelli operanti presso l’ospedale di Sant’Agata de Goti e quelli del 118, destinatari dell’avviso di garanzia in seguito alla morte del giovane Antonio D’Amelio, il 15enne di Montesarchio deceduto a causa di un malore lo scorso lunedì.

Come si ricorderà il 15enne caudino aveva iniziato a manifestare i primi problemi di salute nella serata di sabato 3 dicembre. Dopo un controllo in ospedale, Antonio era tornato a casa per poi sentirsi nuovamente male nella notte: l’intervento del 118 fu vano. Il giovane si spense nella tarda mattinata di domenica 4 dicembre.

Si tratta di un atto dovuto, quello dell’avviso, nell’ottica di consentire agli indagati di procedere alla nomina di un consulente di parte. Un atto, come dire, che trova la sua ratio nella tutela degli indagati.

Intanto, domani il PM, dottoressa Flavia Felaco, provvederà alla nomina del medico legale, individuato in Massimo Esposito, il quale avrà il compito di eseguire l’esame autoptico sul corpo del giovane Antonio.

Solo dopo aver eseguito l’autopsia, il corpo del giovane caudino sarà riconsegnato alla famiglia per le esequie.

FOTO – Al Teatro Romano si discute di “cultura della sopraffazione”

FOTO – Al Teatro Romano si discute di “cultura della sopraffazione”

AttualitàBenevento Città

Si è tenuto questa mattina, nello storico scenario del Teatro Romano di Benevento, l’incontro organizzato dall’Area Archeologica del Teatro Romano di Benevento in collaborazione con la Procura della Repubblica di Benevento e il CESVOB, Centro Servizi per il Volontariato di Benevento, nel quadro delle iniziative previste a livello territoriale al fine di creare consapevolezza sui comportamenti e gli atteggiamenti violenti che connotano la “cultura della sopraffazione”.

Un’azione di prevenzione che, con la scuola, vuole promuovere una cultura della non-violenza, aiutando i ragazzi e le ragazze a gestire i conflitti relazionali.

L’intervento del Procuratore della Repubblica Aldo Policastro e del Sostituto Maria Colucci, Responsabile dello Spazio Ascolto Vittime Vulnerabili della Procura della Repubblica di Benevento, ha offerto ai giovani studenti un interessante arricchimento. All’incontro hanno partecipato rappresentanze di docenti ed allievi delle scuole di Benevento e provincia.

San Pio e Procura, stipulato il protocollo d’intesa per gli accertamenti medico legali

San Pio e Procura, stipulato il protocollo d’intesa per gli accertamenti medico legali

AttualitàBenevento Città

In ossequio alla disposizione di cui all’art. 15 della Legge 241/1990, che contempla la conclusione di accordi tra le pubbliche amministrazioni “per disciplinare lo svolgimento in collaborazione di attività di interesse comune”, stamane il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Benevento, Dott. Aldo Policastro, ed il Direttore Generale dell’A.O.R.N. “San Pio” di Benevento, Mario Nicola Vittorio Ferrante, hanno sottoscritto il protocollo d’intesa per l’effettuazione di accertamenti medico-legali.

Tale accordo consentirà alla Procura della Repubblica di fare riferimento alla bisogna alla U.O. di Medicina Legale del Presidio Ospedaliero “G. Rummo”, particolarmente dotata delle attrezzature tecniche necessarie per l’effettuazione degli accertamenti medico-legali su cadaveri, in linea con i requisiti di sicurezza prescritti dal Ministero della Salute, e di personale medico esperto nel settore necroscopico/autoptico.

Inoltre, la struttura in questione è attrezzata per l’esecuzione di attività autoptica anche su cadaveri positivi al COVID-19 e di servizi di custodia di reperti di interesse giudiziario, nonché di sezioni dedicate all’istopatologia, alla tossicologia forense in convenzione con l’A.O.U. “Vanvitelli” di Napoli e di radiologia forense anche per l’esecuzione di “immagini post­ mortali” mediante apposita apparecchiatura di Tomografia Computerizzata.

Il protocollo d’intesa – ha commentato il Manager Ferrante – costituisce un ulteriore tassello nella proficua collaborazione instaurata dall’Azienda Ospedaliera con tutte le Istituzioni del territorio, come dimostrano le numerose iniziative in tal verso portate avanti nel corso del mio mandato.

Violentava e maltrattava moglie e figli: 50enne finisce in carcere

Violentava e maltrattava moglie e figli: 50enne finisce in carcere

CronacaRegione

A seguito di una mirata ed articolata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento, i Carabinieri della Stazione di Bonito (AV) hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Benevento nei confronti di un 50enne di Bonito, ritenuto gravemente indiziato dei delitti di maltrattamenti contro familiari e di violenza sessuale aggravata.

L’uomo, in stato di alterazione dovuta all’abuso di sostanze alcoliche e stupefacenti, diventava spesso fortemente aggressivo e violento nei confronti dell’intero nucleo familiare.

In particolare, in seguito a banali discussioni, percuoteva la moglie e i figli con calci e pugni, minacciando di ucciderli, se non avessero accolto le sue richieste e sottoponendoli a violenze fisiche e psicologiche, anche sessuali.

Il provvedimento oggi eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e il destinatario della stessa è persona sottoposta alle indagini e quindi presunta innocente fino a sentenza definitiva.

Benevento| Associazione per delinquere: tutti i nomi degli indagati

Benevento| Associazione per delinquere: tutti i nomi degli indagati

BeneventoCronaca
Gli indagati avrebbero dato vita a un sistema finalizzato a sottrare società e capitali al fisco italiano per sottoporli a quello – favorevole – bulgaro oltre che a eludere eventuali procedure esecutive.

Associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico bancarotta fraudolenta ) e omessa dichiarazione: questi i reati contestati ai 26 indagati all’esito dell’operazione condotta dai militari della Guardia di Finanza dei Comandi Provinciali di Napoli e Benevento, su disposizione della Procura della Repubblica di Benevento.

In mattinata, infatti, i militari hanno dato esecuzione, nel capoluogo sannita e nelle province di Benevento, Avellino, Roma, Milano, Napoli, Cosenza e Varese, nonché in territorio bulgaro (Sofia e Plovdiv) alla misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale e di imprese o uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese (ex art. 290 c.p.p), per mesi dodici, nei confronti di 8 persone, professionisti e imprenditori sanniti e della Valle Telesina operanti nel settore turistico-alberghiero, edile e della grande distribuzione alimentare; nonché al sequestro preventivo dell’intera azienda di una nota struttura ricettiva cittadina, dei beni aziendali strumentali all’esercizio dell’attività alberghiera, nonché dei titoli abilitativi e di due appartamenti ubicati sempre in Benevento; inoltre, al sequestro, finalizzato alla confisca per equivalente, di denaro, beni immobili e altri beni patrimoniali nella disponibilità dei 26 indagati, fino alla concorrenza del valore di circa 11 milioni di euro e, infine, al “congelamento” in Bulgaria della titolarità delle quote delle società bulgare utilizzate per le operazioni contestate (attività ancora in corso);

Provvedimenti, questi, disposti dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale sannita, su richiesta della Procura, ritenendo la gravità indiziaria per i reati, a vario titolo contestati agli indagati, di associazione per delinquere (art. 416 c.p.) aggravata dalla transnazionalità (art. 61 bis c.p.), sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte (art. 11 D.Lgs. n. 74/2000), falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico (art. 483 c.p.), bancarotta fraudolenta (art. 216 R.D. n. 267/1942) e omessa dichiarazione (art. 5 D.Lgs. n. 74/2000).

I NOMI DEGLI INDAGATI. Ventisei, come detto, gli indagati: Cosimo Aquino, 70 anni, Bruno Fragnito, 62 anni, di Benevento, Lucia Marciano, 59 anni, di Roma, Michele Malgieri, 46 anni, di Melizzano, Angelo Malgieri, 71 anni, di Melizzano, Marzina Grasso, 88 anni, di Melizzano, Salvatore Cioffi, 48 anni, Domenico Cioffi, 46 anni, di Santa Maria Capua Vetere, Valter Claudio Corsini, 55 anni, di Amorosi, Roberto Gambuti, 37 anni, di Telese, Valerio Fragnito, 42 anni, residente in provincia di Milano, Annunziata Domenica Calabrò, 58 anni, di Gioia Tauro, Domenico Miele, 59 anni, di Varese, Claudio Calenda, 25 anni, Brusciano, Amleto Ocone, 83 anni, Linda Ocone, 52 anni, di Benevento, Giuseppe Ciccopiedi, 69 anni, Leonardo Ciccopiedi, 37 anni , Alessandro Ciccopiedi, 33 anni,, Antonio Fragnito, 71 anni, residente a Salerno, Saverio Tresca, 56 anni, di San Nicola Manfredi, Maurizio Torelli, 71 anni, di Nettuno, Massimo Battisti, 59 anni, di Roma, Rita Puzio, 59 anni, Antonio Puzio, 55 anni, Giuseppe Puzio, 34 anni, di Benevento. 

LE INDAGINI. I provvedimenti cautelari sono stati adottati all’esito di un’articolata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento ed alimentata dalla sinergia investigativa dei Nuclei di Polizia Economico Finanziaria di Napoli e Benevento, che ha consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza in ordine alla esistenza di una compagine criminosa, ben strutturata sul territorio italiano e bulgaro, dedita alla commissione di un numero indeterminato di reati contro l’economia.   

Le indagini avevano inizio nel febbraio del 2019, allorquando in esito ad un’attività info-investigativa svolta su una importante struttura alberghiera del capoluogo sannita, emergevano significative anomalie fiscali in relazione alle posizioni delle persone fisiche e giuridiche riconducibili alla citata struttura, gestita da un gruppo familiare costituito da un noto professionista beneventano e dai suoi due figli.

Venivano, pertanto, avviate attività investigative, svolte attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali ed analisi documentali, finalizzate a ricostruire gli interessi economici e patrimoniali dei tre principali indagati, a cui seguivano nel mese di settembre del 2019 – sulla scorta dei primi esiti delle indagini tecniche – diverse perquisizioni svolte presso domicili e studi professionali dei soggetti coinvolti.

Lo sviluppo delle investigazioni induceva le Fiamme Gialle ad analizzare un’operazione straordinaria di “fusione transfrontaliera per incorporazione tra società di capitali”, avente ad oggetto l’azienda costituente il segnalato complesso alberghiero, connessa ad una serie di ulteriori operazioni aziendali (locazione e comodato di ramo di azienda, costituzione di contratto di rete) poste in essere dagli indagati – ante e post “fusione” – ricorrendo alla formula della “procura generale”, della “procura speciale” e della “delega”, tutte realizzate nel periodo 2014 – 2018 ed afferenti una serie di società, collegate all’attività alberghiera, aventi compagni sociali e governance riconducibili ai medesimi soggetti.        

Gli organi inquirenti hanno ritenuto che tali operazioni fossero unicamente dirette a “tutelare” il patrimonio aziendale della società incorporata, trasferendolo ad una società bulgara – comunque riconducibile agli indagati – soggetta ad una normativa più favorevole rispetto a quella nazionale, con il fine di sottrarlo al fisco italiano e di continuarne la gestione sul territorio dello stato mediante due nuove società all’uopo costituite.

La prosecuzione delle indagini consentiva, poi, di acquisire gravi indizi di colpevolezza in ordine ad un’articolata organizzazione e una fitta rete di persone fisiche e giuridiche gravitanti nell’orbita professionale e relazionale di un noto professionista beneventano e dei suoi figli, i quali, secondo la prospettazione accusatoria, accolta dal Gip, hanno promosso, organizzato e gestito una consolidata e fiorente “attività di consulenza” per il trasferimento e il mantenimento di imprese in territorio bulgaro, la maggior parte delle quali nelle città di Sofia e Plovdiv, al fine di sottrarle al pagamento delle imposte e sottrarne i patrimoni al sequestro e a procedure fallimentari e/o esecutive.

IL DISEGNO CRIMINOSO. Il modus operandi adottato dagli indagati è stato caratterizzato dal sistematico trasferimento in Bulgaria di società italiane, che pur mantenendo la medesima denominazione, sono state trasformate in imprese bulgare di diritto locale.

Nello specifico, si ritiene che le società di diritto italiano (gravate da onerosi debiti erariali) venivano preliminarmente “svuotate”, attraverso operazioni di alienazione di immobili e crediti, poste in essere nel periodo immediatamente antecedente il trasferimento in Bulgaria. Le stesse, poi, ormai svuotate di elementi attivi, venivano quindi cancellate dal Registro delle Imprese nazionale per trasferimento all’estero.

Le società trasferite, divenute soggetti di diritto bulgaro, mantenevano la stessa denominazione delle società italiane al fine di rimanere visibili ai creditori in Italia; le stesse, di fatto, risultavano tuttavia irreperibili presso le sedi bulgare dichiarate ed  apparivano fraudolentemente ancora operative e solvibili attraverso l’accensione di conti in quel paese, in realtà non movimentati se non per il versamento del solo capitale sociale. In tal modo gli imprenditori italiani continuavano – di fatto – ad operare in Italia con neocostituite imprese (alle quali erano stati ceduti i compendi delle società trasferite) aventi il medesimo oggetto del clone estero.   

Le attività investigative, condotte attraverso interrogazioni alle banche dati in uso alla Guardia di Finanza, indagini di natura tecnica integrate da servizi di osservazione e pedinamento, accertamenti bancari, acquisizioni presso l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, escussione di numerose persone informate sui fatti, sono state corroborate dagli importanti riscontri pervenuti dall’autorità giudiziaria bulgara. Il contesto investigativo, infatti, per iniziativa della Procura della Repubblica di Benevento e della Guardia di Finanza, delegata alle indagini, si è esteso oltre i confini nazionali con la costituzione di una Squadra Investigativa Comune (S.I.C.) Italia-Bulgaria, quale strumento di cooperazione internazionale patrocinato da Eurojust – tra la Procura della Repubblica di Benevento e la Procura della Corte Suprema di Cassazione della Bulgaria, finalizzata ad ottenere e condividere informazioni ed elementi di prova nell’ambito delle investigazioni in corso. In tale contesto si sono tenute riunioni propedeutiche all’accordo e investigative sia presso la sede di Eurojust a L’Aia, che presso la sede della Procura Specializzata – Reparto Investigativo a Sofia e in Italia presso la Procura della Repubblica di Benevento. Proficuo è stato lo scambio informativo e il coordinamento investigativo sottesi allo sviluppo ed alla prosecuzione delle indagini.

Le attività svolte in tale ambito hanno consentito, tra l’altro, l’acquisizione di documentazione presso istituti di credito ed Ente camerale bulgari, l’escussione di numerose persone informate sui fatti di nazionalità bulgara, tra cui 16 professionisti (facenti capo a 12 società di consulenza legale e amministrativo-contabile), 4 persone ritenute prestanome (c.d. nominee)e 2 interpreti/traduttrici di madre lingua bulgara, nonché l’esecuzione – in territorio estero – di mirati sopralluoghi finalizzati a verificare l’esistenza delle società formalmente costituite in Bulgaria.

In tale contesto è avvenuta la “cessione di giurisdizione” da parte dell’Autorità Giudiziaria bulgara in favore di quella italiana per fatti penalmente rilevanti commessi in quel paese.

Sono state esaminate le operazioni societarie e i rapporti bancari di 34 società italiane e 29 società bulgare emerse nel corso delle investigazioni; con riferimento ai soggetti giuridici italiani è stata, altresì, accertata una situazione debitoria complessiva nei confronti dell’Erario di oltre 69 milioni di euro.

Nel corso della mattinata, inoltre, sono state eseguite perquisizioni disposte dalla Procura presso sedi e unità locali di 8 società, nonché i domicili di 21 soggetti, a vario titolo coinvolti nelle indagini.

I provvedimenti oggi eseguiti sono misure cautelari disposte in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari delle stesse sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunte innocenti fino a sentenza definitiva.

Molestie e percosse all’ex compagna, 30enne indagati per atti persecutori e lesioni

Molestie e percosse all’ex compagna, 30enne indagati per atti persecutori e lesioni

CronacaProvincia
Per l’uomo divieto di avvicinamento alla persona offesa, alla sua abitazione di residenza ed ai luoghi da ella abitualmente frequentati.

A seguito di attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Benevento, in data odierna i Carabinieri della Stazione di Colle Sannita, diretti dalla Compagnia di San Bartolomeo in Galdo, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa della misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa, alla sua abitazione di residenza ed ai luoghi da ella abitualmente frequentati, emessa dal GIP presso il Tribunale di Benevento su richiesta della locale Procura della Repubblica nei confronti di un 30enne ritenuto – allo stato – gravemente indiziato dei reati di atti persecutori e lesioni personali aggravate.

L’attività investigativa che ha portato all’emissione del provvedimento cautelare è stata avviata nello scorso mese di febbraio in seguito alla denuncia di una giovane della Val Fortore, consentendo di ricostruire abituali e reiterati episodi di ingiurie, molestie e percosse poste in essere dall’uomo nei suoi confronti durante e dopo l’interruzione della loro relazione sentimentale, dal 2017 al febbraio 2022, che avevano ingenerato nella donna un fondato timore per la sua incolumità, costringendola a modificare le proprie abitudini di vita. In un’ultima occasione precedente alla denuncia, l’uomo aveva aggredito la donna provocandole lesioni che l’avevano costretta a recarsi in ospedale.

Il provvedimento eseguito oggi è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e il destinatario della stessa è persona sottoposta alle indagini e quindi presunta innocente fino a sentenza definitiva.

Stalking nei confronti di una minore e dei suoi genitori: nei guai uomo della provincia di Avellino

Stalking nei confronti di una minore e dei suoi genitori: nei guai uomo della provincia di Avellino

CronacaRegione

Nella giornata, in seguito ad indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Benevento, i militari della Compagnia dei Carabinieri di Ariano Irpino (AV) e della Stazione Carabinieri di Castel Baronia (AV) hanno eseguito la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalle persone offese, a carico di un uomo residente nel Comune di Carife (AV), raggiunto da gravi indizi di colpevolezza in ordine al delitto di stalking nei confronti di una minore e dei suoi genitori.

Il provvedimento, emesso dal G.I.P. presso il Tribunale di Benevento su richiesta della Procura, scaturisce da indagini svolte congiuntamente, in modo capillare, dalla Compagnia Carabinieri di Ariano Irpino (AV) e dalla Stazione Carabinieri di Castel Baronia (AV), che hanno permesso di acquisire gravi indizi in ordine ad una serie di condotte persecutorie, consistite in atteggiamenti minacciosi ed aggressivi nonché pedinamenti e appostamenti nei pressi dell’abitazione delle vittime e dei luoghi frequentati dalla famiglia, che avevano determinato nell’intero nucleo familiare uno stato di ansia e di paura temendo per l’incolumità propria e dei figli minori.

Il provvedimento oggi eseguito è una misura cautelare, disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e il destinatario della stessa è persona sottoposta alle indagini e quindi presunta innocente fino a sentenza definitiva.

Estorsione nei confronti di imprenditore: arrestati

Estorsione nei confronti di imprenditore: arrestati

CronacaRegione

Nella mattinata odierna, in seguito ad indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Benevento, i Carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Avellino hanno eseguito l’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Benevento su richiesta della locale procura, nei confronti di un venticinquenne e un settantenne di Lucera (Foggia), gravemente indiziati per plurimi reati di estorsione consumata e tentata perpetrati, a partire dall’anno 2019 e fino al mese di Luglio 2021, nei confronti di un imprenditore di Ariano Irpino.

L’indagine ha preso spunto dalla denuncia sporta nel 2021 dall’imprenditore, stanco delle minacce e delle vessazioni subite fin dal 2019, allorquando uno dei due arrestati, esercitando violenza consistita in aggressioni fisiche e minacce, tentava di costringerlo alla dazione di un’ingente somma di denaro, maturata nell’ambito di precedenti rapporti commerciali con una delle imprese riconducibili alla vittima.

Nei mesi successivi, poi, grazie alla collaborazione di altri soggetti, compreso il venticinquenne pure destinatario della misura cautelare custodiale, l’imprenditore veniva costretto ad elargire parte di tale somma di denaro, pretesa sempre mediante condotte di violenza o minaccia; le richieste, divenute sempre più gravose, proseguivano fino al mese di luglio 2021.

L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento e condotta dai Carabinieri della Compagnia di Avellino, ha permesso di acquisire, attraverso mirate attività tecniche, escussione di persone informate sui fatti e servizi di osservazione, gravi indizi in ordine alla  identificazione degli autori delle condotte estorsive, agli episodi in cui gli stessi erano riusciti ad ottenere le illecite somme di denaro (in un caso mediante ricarica su carta prepagata intestata ad un altro soggetto, risultato estraneo ai fatti), e agli atti di violenza patiti dalla vittima.

Il provvedimento oggi eseguito è una misura cautelare, disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunti innocenti fino a sentenza definitiva.

Falsi caregiver nel Beneventano, presentato esposto alla Procura

Falsi caregiver nel Beneventano, presentato esposto alla Procura

CronacaProvincia

L’Ali onlus (Associazione medico scientifica) e l’Aislim (Associazione italiana liberi imprenditori) rappresentate dal presidente Alessandro Fucci, hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Benevento perché indaghi su una presunta truffa relativa alla legge 104, posta in essere da persone che si sarebbero approfittate dei disabili per avere avvicinamenti lavorativi, permessi retribuiti e periodi di congedo straordinario.

La denuncia è stata presentata dopo che quattro persone si sono presentate alla sede dell’Ali onlus a Limatola (Benevento) per usufruire della 104 in relazione ad un disabile che sarebbe stato convinto ad indicare uno dei quattro come caregiver.

Da immediati accertamenti è però emerso che il disabile non aveva mai ricevuto alcuna assistenza dai soggetti, ma era stato costretto a vedere un medico per formalizzare la domanda di assistenza che sarebbe poi servita al falso caregiver per avere l’avvicinamento del posto di lavoro.

(ANSA).

Benevento, spaccio di droga: sette persone arrestate

Benevento, spaccio di droga: sette persone arrestate

BeneventoCronaca

All’esito di intensa e complessa attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Benevento, militari della Compagnia Carabinieri di Benevento hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 7 persone (5 uomini e due donne) – di cui sei arresti domiciliari e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria- ritenute gravemente indiziate, a vario titolo, di detenzione ai fini di cessione ovvero di numerose cessioni di sostanza stupefacente del tipo cocaina, crack, hashish e marijuana.

In particolare, l’attività d’indagine traeva origine da quattro episodi delittuosi (due attentati dinamitardi e due incendi) che in pochi mesi (dal dicembre 2019 al maggio 2020) avevano coinvolto le autovetture di una famiglia di Benevento. Le immediate indagini svolte dai militari della Sezione Operativa della Compagnia Carabinieri di Benevento, che individuavano il possibile movente dei delitti in dissidi relativi al traffico di sostanze stupefacente, nonché i successivi ulteriori approfondimenti investigativi – compiuti anche attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, servizi di OCP, perquisizioni e sequestri, acquisizione di tabulati telefonici, acquisizione e analisi di telecamere e l’escussione dei testimoni- consentivano di acquisire gravi indizi in ordine ad una quotidiana e frenetica attività di cessione posta principalmente in essere da uno degli indagati, al momento dei fatti sottoposto all’obbligo di dimora in Benevento, nonché dalle altre persone destinatarie di misura cautelare, quali concorrenti in moltissime cessioni, ad individuare anche il fornitore di sostanza stupefacente (il cugino di uno degli indagati, residente a Napoli) e gli acquirenti di stupefacente destinata ad ulteriori e successive cessioni.

Nel corso delle attività venivano captati i contatti con la clientela e ricostruito il modus operandi di decine di episodi di cessione: tra le ipotesi in provvisoria contestazione anche l’acquisito di 1,9 kg di marijuana, per un totale di 11.000,00 euro di valore di scambio, e la cessione di altra partita di marijuana per ulteriori 10.000,00 euro, mentre nel corso dell’attività investigativa sono state arrestate 2 persone (per le quali si è proceduto separatamente), sono stati sequestrati 120 grammi di cocaina, un’autovettura e un micro telefono utilizzato da persone aventi il ruolo di corrieri, nonché 20 grammi di marijuana che erano parte di una delle ingenti forniture sopra indicate.

Durante le indagini il principale indagato veniva sottoposto a provvedimento di fermo di indiziato di delitto (poi convalidato dal GIP e confermato in fase cautelare nei successivi gradi di giudizio), e anche nel periodo della sottoposizione alla custodia cautelare in carcere effettuava illegalmente telefonate ad alcuni degli indagati, informandosi sullo stato delle indagini e dando indicazioni su ulteriori cessioni ovvero sul denaro da recuperare. Sulla scorta degli elementi raccolti il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Benevento, condividendo in parte la richiesta della Procura, emetteva ordinanza applicativa di misura cautelare, evidenziando la negativa personalità, la non comune capacità a delinquere e la notevole pervicacia criminale degli indagati.

Il provvedimento oggi eseguito -avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione- è stato disposto in fase di indagini preliminari, e i destinatari dello stesso sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunte innocenti fino a sentenza definitiva.