Comunità ucraina di Castelvenere: “Putin è peggio di Hitler”

Comunità ucraina di Castelvenere: “Putin è peggio di Hitler”

AttualitàDalla Provincia

E’ quanto denunciato da un rappresentante della nutrita comunità ucraina che vive a Castelvenere, in provincia di Benevento, nel corso dei lavori del Consiglio comunale urgente ed aperto convocato dal sindaco Alessandro Di Santo per dire “no all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia”.

Maggioranza ed opposizione hanno votato alla unanimità la proposta di delibera di Raffaele Simone, responsabile della Cultura del Comune, nella quale “oltre a esprimere solidarietà e a dare sostegno ai cittadini che vivono e lavorano a Castelvenere, l’amministrazione comunale si impegna a utilizzare tutti i canali istituzionali per inviare aiuti alle famiglie ucraine e per favorire l’accoglienza dei profughi attraverso i corridoi umanitari”.

Il sindaco ha anche proposto la istituzione presso il comune di uno sportello di Solidarietà con l’Ucraina a cui fare riferimento per informazioni e invio di beni di prima necessità.
“Piuttosto che inviare armi – ha aggiunto Di Santo – sarebbe opportuno inviare alla popolazione invasa farmaci e beni di prima necessità, compreso l’abbigliamento”. “La situazione – ha concluso il Sindaco, dopo aver visionato dei filmati mostrati dalla delegazione ucraina che ha partecipato ai lavori del consiglio comunale – è molto più grave di quanto si possa vedere sui media nazionali”.
   

Guerra in Ucraina, le reazioni del Mondo dello Sport: Russia esclusa da molte competizioni

Guerra in Ucraina, le reazioni del Mondo dello Sport: Russia esclusa da molte competizioni

Attualità
Conseguenze anche sotto il profilo delle sponsorizzazioni nel calcio e non solo, un nome forte è quello della Gazprom ripudiato dallo Schalke 04, ad esempio.

Anche lo sport, oltre alla società civile, ha deciso di schierarsi contro la decisione russa di invadere l’Ucraina: la Russia viene tagliata fuori dallo sport internazionale, dal calcio alla Formula 1, fino al basket, una decisione che taglia fuori il paese dalle grandi manifestazioni sportive in programma nei prossimi mesi.

Tutto il mondo dello sport ha dunque deciso, in modo determinato, di rifiutare il gesto di guerra della Russia e la sua aggressione ad un paese indipendente e sovrano.  Da subito, in segno di solidarietà all’Ucraina, la Federcalcio italiana ha deciso di posticipare di 5 minuti l’inizio di tutte le partite del weekend, mentre il Comitato Esecutivo UEFA ha deciso di cancellare la finale di Champions League di calcio da tenersi nell’Arena di San Pietroburgo– a casa dello Zenith, squadra per cui tifa Putin – e spostare la competizione nello Stade de France di Saint-Denis ( Parigi).

La decisione è stata presa per “garantire il soccorso ai giocatori di calcio e alle loro famiglie in Ucraina” che si vedono costrette a subire violenze, distruzione e sfollamento. La UEFA ha inoltre deciso che i club e le squadre nazionali russe e ucraine dovranno giocare le loro partite in luoghi neutrali, fino a che non si decida diversamente.

Anche la FIFA si è posto il problema della compatibilità dello sport con le inaccettabili scelte militari della Russia, infatti il presidente dell’organizzazione Gianni Infantino ha dichiarato che è : “ molto preoccupato per la situazione tragica” e ritiene che si debba prendere una posizione in merito agli spareggi per l’accesso ai Mondiali di Qatar 2022 ( la Russia dovrebbe infatti giocare contro la Polonia- che rifiuta di giocare la partita di playoff con la Russia per i mondiali in Qatar –  e, qualora dovesse vincere, affronterebbe Svezia e Repubblica Ceca).

In merito agli sponsor, nel calcio e non solo, un nome forte è quello della Gazprom (azienda energetica russa parzialmente controllata dallo Stato). Gazprom è infatti proprietaria della squadra di calcio dello Zenit San Pietroburgo e sponsor del Chelsea Football Club, dello Schalke 04, della Stella Rossa e della UEFA Champions League, mentre per varie stagioni è stata lo sponsor del team di Formula 1 Minardi. Il club tedesco Schalke 04 ha però già reso noto che ha cancellato ogni riferimento allo sponsor russo dal suo kit di divise ufficiali. Dunque Non solo lo spostamento della finale di Champions League da San Pietroburgo a Parigi: l’invasione ucraina colpisce anche le aziende russe, con gli sponsor esclusi dagli eventi sportivi.

Anche la Formula1 ha deciso di prendere posizioni in merito alla partecipazione russa al circuito dei motori e, dopo lunga discussione, ha deciso che “è impossibile tenere il Gran Premio di Russia nelle circostanze attuali”. La gara, prevista nel fine settimana tra il 23 e il 25 settembre nel circuito di Soči, “non sarebbe compatibile con la visione positiva per unire le persone e riunire le nazioni perseguita dalla Formula 1.

Fra i piloti di Formula1, il primo a schierarsi è stato Sebastian Vettel che ha dichiarato che non avrebbe corso il Gran Premio di Soči anche senza la decisione di annullarlo, le sue parole infatti sono state: “ Sono scioccato e molto triste per quello che sta accadendo in Ucraina, per questo ho già deciso che non parteciperò al prossimo GP di Russia“. Egli ritiene infatti doveroso che non si corra in Russia, come non si tenga la finale di Champion League a San Pietroburgo.

Decisione diversa è stata presa dall’Eurolega di Basket che ha comunicato: “Le partite programmate per essere giocate sul suolo russo saranno spostate in altre sedi, mentre le partite che coinvolgono squadre russe, ma programmate per essere giocare in altri Paesi, continueranno a svolgersi come da programma”.

La Federazione internazionale di Volley (FIVB), sta intanto decidendo su come muoversi in merito al calendario mondiale di pallavolo maschile in programma dal 26 agosto all’11 settembre, anche se la sua posizione, molto probabilmente, si allineerà a quella già presa dalla UEFA, dalla Formula1 e dall’Eurolega.

Nel mondo del tennis è significativa la posizione del tennista russo Andrej Rublëv che, dopo la sua vittoria sul polacco Hubert Hurkacz agli ATP di Dubai ha firmato la telecamera scrivendo “No war please. E’ da notare che anche da molti sportivi russi arrivano messaggi di condanna della decisione di Putin contro l’Ucraina.

Significativa la dichiarazione dell’ucraino Andrij Ševčenko, già bandiera calcistica del Milan e pallone d’oro del 2004 : “ Vi prego di sostenere il nostro paese e chiedere al governo russo di fermare la loro aggressione e violazione del diritto internazionale. Tutto quello che vogliamo è la pace, non c’è bisogno della guerra. La guerra non è la risposta”.  

Cosa può fare il mondo civile e democratico per mettere fine alla decisone russa – tra l’altro oggi sappiamo che tantissimi russi sono scesi in piazza per contestare la decisione del padrone della Russia Putin -?. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, nella persona del Segretario Generale dell’Onu Antonio Guterres,  ha provato ad approvare una dichiarazione in cui deplorava l’aggressione russa all’Ucraina e chiedeva di ritirare immediatamente, completamente e incondizionatamente tutte le sue truppe militari dal territorio ucraino entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti”, ma la Russia, ponendo il suo veto, ha di fatto messo a tacere la voce dell’Onu.

L’Onu si è mosso rifacendosi al diritto internazionale che impone agli Stati di astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall’uso della forza direttecontro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato“. Putin però ha parlato di un’operazione di “peacekeeping”, giustificando il suo operato come atto di difesa delle minoranze russe del Donbass e dunque in tal modo si autoassolve.

Lo sport dunque insorge e decide contro la violazione ucraina, la società civile insorge, gli stessi russi contestano la scelta di Putin, ma quando il despota russo si renderà conto di celebrare non il suo popolo, ma solo se stesso?

La Russia invade l’Ucraina, è nuovamente assurda guerra in Europa

La Russia invade l’Ucraina, è nuovamente assurda guerra in Europa

Attualità

E’ dunque nuovamente guerra in Europa, la Russia invade l’Ucraina in quella che ha deciso essere una “guerra lampo” di tragica memoria.

Giovedì scorso la notizia dell’invasione del territorio ucraino è stata accolta con sgomento e incredulità, prima di tutto dagli ucraini e subito dopo dal mondo democratico che ha immediatamente condannato la decisione di Putin, il despota russo che con determinazione e arroganza ha comunicato al suo popolo e al resto del mondo di voler demilitarizzare e de-nazificare l’Ucraina, paese che, a suo dire, non ha mai avuto una tradizione stabile come nazione a sé stante perché parte della Russia.

Il Presidente russo ha accusato l’Occidente di “ignorare” le preoccupazioni russe sulla sicurezza e di voler usare l’Ucraina come strumento per controllare la Russia e per condizionare le sue scelte. Ovviamente Putin  dichiara  ipocritamente anche di auspicare ancora una “soluzione” pacifica per uscire dalla crisi.

Inoltre nel suo ultimo intervento pubblico , durante la conferenza stampa che ha tenuto insieme al leader ungherese Viktor Orban aveva affermato che la Russia vuole mantenere buoni rapporti con la Nato e l’Usa, ma nello steso tempo  ammonito l’Occidente sui rischi di un’adesione dell’Ucraina alla Nat. secondo Putin infatti questa scelta determinerebbe un conflitto della Russia con la Nato in merito al problema della Crimea, penisola che Kiev vuole riprendersi a tutti i costi anche con le armi. Argomento sul quale secondo Putinl’Occidente ignora le nostre richieste”.

Nonostante la Russia abbia affermato di essere intervenuta in Ucraina su richiesta delle province di Donetsk e Lugansk per tutelare la loro scelta di indipendenza dall’Ucraina e del tentativo ucraino di emarginare la popolazione russofona, l’Ucraina, che si è vista aggredire militarmente, teme che i movimenti bellici russi abbiano come scopo l’invasione di tutto il paese che è indipendente dalla Russia dal 24 agosto del 1991.

Mentre la diplomazia boccheggia e gli Usa e l’Europa si limitano a decidere sanzioni nei confronti della Russia, oltre centomila ucraini sono in fuga dalle loro case in cerca di riparo, le stazioni dei treni sono prese d’assalto da quanti voglio fuggire dalla guerra. E’ un fuggi-fuggi in auto, in treno o addirittura a piedi, famiglie con bambini e valigie, ogni mezzo è buono per sfuggire alla tragedia del conflitto che minaccia tutto il paese. Sono circa 70mila i rifugiati già arrivati in Polonia, prima che il Presidente ucraino Zelensky imponesse la legge marziale che vieta ad ognuno di lasciare l’Ucraina.

Nella città di Kharkiv i negozi sono chiusi e in tutto il paese i distributori sono presi d’assalto mentre la gente tenta, in lunghe file, di ritirare dalle banche i loro averi. Al momento pare che si registrino 198 persone morte – tra loro tre bambini.

Moltissime le manifestazioni di protesta contro la guerra in tutte le principali città europee e anche in altre parti del mondo e, nonostante negli ultimi anni il presidente russo Vladimir Putin abbia cercato di reprimere il dissenso nel paese, migliaia di persone sono scese in piazza in più di 50 città russe, tra cui Mosca e San Pietroburgo, le due più popolose, per rifiutare di riconoscere l’Ucraina come paese nemico.

 I cortei e la protesta in Russia ha però determinato circa 1700 arresti. Il presidente Vladimir Putin ha ordinato però una reazione molto dura. Un corrispondente di Ria Novosti ha raccontato di aver assistito a oltre una decina di arresti e a controlli diretti anche su alcuni giornalisti; manifestazioni del genere non si vedevano nel paese dal rientro  in patria dell’oppositore Aleksei Navalny.

La Farnesina ha invitato intanto gli italiani che vivono in Ucraina ad abbandonare il paese per evitare che restino lì bloccati e corrano rischi, il Presidente Draghi intanto ha condiviso ed appoggiata la decisione europea per l’uscita della Russia da Swift, sistema bancario che  consente di effettuare pagamenti rapidi e sicuri,  e ha comunicato la definizione di un pacchetto da 110 milioni di euro di aiuti finanziari all’Ucraina a scopi umanitari e di stabilizzazione macro-finanziaria, oltre ad aiuti nello sminamento e nella fornitura di equipaggiamento di protezione. Intanto la Russia prepara l’uso del dublo digitale per il 2022 obbligando negozi ed imprese ad accettarlo.

L’mbasciatore russo in Italia Sergey Razov ha però ritenuto di dover “minacciare” l’Italia per la sua posizione contro l’azione russa affermando: “Pensate a quel che fate!”

Mentre la Russia afferma fiera e arrogante di aver neutralizzato tutta la contraerea ucraina, nello stesso tempo sfodera la leva di pressione più convincente che ha: l’energia e le sue forniture di gas ai paesi europei;  cosa che ovviamente non toccherebbe l’Ungheria che stretto contratti a lungo termine con Mosca.

Secondo Josep Borrel, capo della diplomazia Ue: “ci sono segnali che la Russia è pronta a tagliare le forniture di gas all’Europa”, al contrario Putin, in una telefonata al Ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio, ha assicurato al nostro paese “forniture stabili di gas”.

Mentre Mosca afferma che poiché l’Ucraina rifiuta negoziati, si mette in condizione di non beneficiare di alcuna tregua, la Francia blocca e sequestra nave russa nella Manica per aver violato le sanzioni imposte alla Russia.

Putin risponde chiedendo il ritiro di fatto della Nato e dei suoi sistemi di difesa anti-missile dall’Europa Est e l’impegno a non accettare altre adesioni ad essa da parte di paesi che rappresentano “il cortile” della Russia, cioè le ex repubbliche sovietiche, prima fra tutte l’Ucraina.

Tanti i personaggi famosi che hanno fatto sentire la loro voce contro l’invasione dell’Ucraina, fra questi Hamilton, Madonna, Alessandro Gassman e tanti altri, tutti concordi nel condannare un atto violento che non ha senso in un mondo dove il concetto del diritto dei popoli è ormai sancito, un mondo che rifiuta la guerra, ogni guerra e ovunque essa si presenti, un mondo che non vuole una terza guerra mondiale, un conflitto che, come affermava A. Einsten, in una possibile quarta guerra mondiale, vedrà gli esseri umani “combattere con bastoni e pietre”.

VIDEO – Ucraina,  a Benevento flash mob contro la guerra. Mastella: “Si apra corridoio umanitario, pronti ad accogliere” 

VIDEO – Ucraina, a Benevento flash mob contro la guerra. Mastella: “Si apra corridoio umanitario, pronti ad accogliere” 

AttualitàBenevento Città
Non smetterò mai di essere grata a questa città che ormai diciassette anni fa mi ha accolta e nutrita. Grazie. E’ fondamentale essere tutti uniti”, le parole della Soprano Tatyana Shyshnyak, ideatrice della manifestazione.

Anche Benevento e la comunità ucraina presente nel Sannio ha voluto esprimere tutto il proprio dissenso per quanto sta accadendo in Ucraina.

Piazza Castello, questa mattina, ha fatto da cornice al Flash Mob “Vox Pacem”, manifestazione di protesta contro la guerra in Ucraina, ideata e organizzata da Tatyana Shyshnyak, Presidente dell’associazione Orbisophia.

Presenti anche la consigliera comunale Giovanna Megna, il questore Edgardo Giobbi ed il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, apparso sensibilmente commosso.

A nome mio e dell’intera comunità di Benevento -ha dichiarato il sindaco – la mia vicinanza e solidarietà al popolo ucraino. Le parole esprimono poco rispetto a quello che stiamo vedendo in tv: bambini, mamme, papà che sono altrove a difendere la patria dell’Ucraina. Noi siamo molto vicini al popolo ucraino“.

Riteniamo -ha proseguito Mastella- l’atteggiamento di Putin sconcertante, irrazionale e irriverente rispetto alla storia. Dobbiamo respingere con forza, anche se temo ci saranno, purtroppo, momenti ancora più dolorosi per il popolo ucraino. Qui da noi, però, dovete sentirvi in famiglia e voglio utilizzare questa occasione per ringraziare tante di voi che danno una mano ai nostri familiari nel percorso finale della vita e nei momenti di difficoltà. E’ arrivato anche il vostro momento di difficoltà e, quindi, è giusto starvi accanto“.

Stamattina -ha concluso il sindaco – ci sarà l’interrogazione della Senatrice Sandra Lonardo, mia moglie, che chiederà al Governo un corridoio umanitario per quanto riguarda la possibilità di un ricongiungimento con i vostri cari che si trovano nella terra dell’Ucraina. Metterò a disposizione il mio assessorato ai servizi sociali, per cui se avete bisogno di qualcosa potete rivolgervi a voi e vedremo anche come ospitare le famiglie che dovessero arrivare qui grazie a questo corridoio umanitario. Chiedo al mio popolo, sempre generoso, di starvi vicino“.

Chiaramente emozionata anche Tatyana Shyshnyak che ha ringraziato la città e il sindaco per la vicinanza: “Non smetterò mai di essere grata a questa città che ormai diciassette anni fa mi ha accolta e nutrita. Grazie. E’ fondamentale essere tutti uniti. Dall’Ucraina arrivano notizie tutt’altro che positive: iniziano a scarseggiare i beni primari. Spero che la situazione non peggiori ulteriormente. La guerra non serve a nulla, il nostro popolo sta soffrendo davvero tanto. Purtroppo noi siamo lontani dai nostri cari e non possiamo fare nulla per loro“.

La crisi ucraina e il pericolo di una guerra totale

La crisi ucraina e il pericolo di una guerra totale

AttualitàDall'Italia

Stiamo vivendo momenti difficili in Europa, l’Ucraina, paese già sovietico e poi indipendente dal 24 agosto 1991, oggi è sull’orlo di una guerra con la Russia, paese col quale ha condiviso la storia e l’appartenenza politica, ma dalla quale si è voluta separare per affermarsi come stato indipendente.

Legame difficile quello dell’Ucraina con la Russia, difficoltà che si sono accresciute a causa delle condizioni generali di vita nel paese che sono andate progressivamente aggravandosi dopo il distacco dalla Russia. La cosa ha generato l’insofferenza della popolazione e ha dato forza alle pulsioni secessionistiche di alcune regioni del paese.  

Tale situazione ha da sempre originato una insofferente reazione, nella Russia di Putin che non ha mai accettato la separazione e, soprattutto, non accetta, ora più che mai, che l’Ucraina si avvicini all’Europa e al Patto Atlantico, evenienza già dichiarata come auspicabile da Volodymyr Zelens’kyj, attuale Presidente dell’Ucraina.

Facciamo un po’ di storia e di chiarezza: la crisi tra Russia e Ucraina ha origine nel 2013, anno dell’esplosione delle proteste che presero poi il nome di Euromaidan. In quei giorni era a capo dell’Ucraina Viktor Yanukovych e fu proprio lui a virare politicamente verso la Russia di Vladimir Putin; egli era originario del Doneck, regione ora sotto il controllo dei separatisti e condividendo lo spirito filorusso, decise di sospendere la “Deep and Comprehensive Free Trade Area“, un accordo di associazione e libero scambio con l’Unione europea.

Il Post

Questa decisione produsse forti e violente proteste della popolazione, che presero il nome di Euromaidan  ( Europiazza in ucraino) e originarono scontri in cui morirono oltre cento persone e la fuga di Yanukovych messa in stato di accusa dal governo in carica.

Fu allora che la Crimea, penisola nel Mar Nero, facente parte dell’Ucraina, abitata prevalentemente da russofoni e fortemente ambita dalla Russia per la sua posizione, proclamò l’indipendenza e in seguito l’annessione alla Russia, cosa che Mosca accolse prontamente. Tale scelta della Crimea non fu mai accettata da Kiev e dall’Occidente che accusò la Russia di aver occupato un territorio ucraino.

Un’altra insurrezione armata esplose in quei giorni nel Donbas, nelle province di Donetsk e Lugansk, che si proclamarono Repubbliche popolari e nel nome e nel simbolismo si rifacevano alle repubbliche sovietiche. Gli scontri produssero circa 14mila morti, fra i quali i 298 passeggeri di un aereo di linea della compagnia Malaysia Airlines, diretto da Amsterdam a Kuala e scambiato, dai separatisti filorussi, acome un aereo militare nemico.

Mosca ovviamente vuole mantenere la sua influenza nel paese contrastando le forze politiche che si sono alternate al potere in Ucraina, tutte filoeuropeee. La Russia non accetta questo spostamento ad Ovest dell’Ucraina per ragioni non solo storiche, ma anche geopolitiche, il Cremlino infatti vuole impedire un’adesione di quel paese alla Nato, la cosa infatti significherebbe che gran parte del confine occidentale della Russia sarebbe presidiato dall’Alleanza Atlantica (cosa che dall’altra parte agli Usa e all’Occidente farebbe comodo).

Veniamo però ad oggi e alle vicende in corso: le province del Donbas, precisamente le province di Donetsk e Lugansk, hanno proclamato la loro indipendenza, visto anche il fallimento degli accordi di Minsk del 2014-2015 che prevedevano da una parte che Kiev assicurasse autonomia alle regioni separatiste e amnistia per i ribelli e dall’altra che i militari russi sparissero dal territorio, considerato l’appoggio militare e politico offerto dalla Russia. Questo accordo però non è mai stato rispettato, né da una parte che dall’altra.

Ricordiamo anche che nel Donbass circa 800mila abitanti su un totale di 5 milioni, hanno il passaporto russo, per ragioni culturali ed etniche, la cultura russa è dominante, a scuola si studia la versione sovietica della storia, in televisione i programmi sono in lingua russa ed anche la chiesa ortodossa locale si è staccata da quella ucraina per legarsi a quella russa.

GiuridicaNet

La nostalgia sovietica è forte in quei territori, è un carbone ardente che arde costantemente alimentata da una condizione economica instabile, elementi su cui Putin ha fatto sempre leva per realizzare il suo sogno di ricostruzione di una grande URSS.

La Russia, appoggiando i separatisti, ha subito colto l’occasione per inviare sue truppe in quel territorio dando vita, con quest’atto, ad una vera e propria invasione di un paese sovrano. Putin, da parte sua afferma che: “Gli interessi di Mosca non sono negoziabili” mentre la Nato, intanto, muove altre truppe e mezzi sul confine orientale dell’Alleanza.

Gli Stati Uniti e l’Europa hanno immediatamente condannato tale invasione promettendo prima e decidendo poi sanzioni nei confronti della Russia. Alcuni paesi europei, come la Lituania ( anch’essa in passato territorio sovietico) , hanno chiesto sanzioni serie ed immediate verso il paese di Putin, convinta che la Russia stia preparando una guerra totale con l’Ucraina. Il Ministro degli esteri lituano Gabrielius Landsbergis ha infatti affermato: “ La Russia prepara la guerra totale, l’Ue reagisca con sanzioni senza precedenti”.

l’Alto Rappresentante Ue della Politica Estera Josep Borrell, al termine della riunione straordinaria dei ministri degli Esteri europei, ha affermato: Gli europei, con una riposta rapida, in 24 ore, hanno raggiunto un accordo unanime per un pacchetto di sanzioni” che “faranno molto male alla Russia“. Si è deciso infatti di colpire 27 individui ed entità che, in misura diversa, hanno prodotto l’invasione dell’Ucraina, comprese banche che hanno finanziato l’operazione.  

Josep Borrell

Per ciò che concerne il nostro paese, allineandosi alle decisioni europee, il Ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, ha affermato: “Stop agli incontri bilaterali con i vertici russi” almeno fino al prossimo segnale di de-escalation.

Inutile riflettere sul fatto che l’umanità non sa vivere senza guerra e, citando un’affermazione fatta durante un forum del Circolo culturale Sandro Pertini dell’Elba: “ La guerra per qualcuno è un guadagno assicurato, per altri è solo una mossa politica, per altri ancora è un modo di vivere, ma per tutti gli altri è l’inferno sulla terra”, vorremmo ricordare che la pace si fa sedendosi intorno ad un tavolo, non sui campi di battaglia e che l’odio etnico, sociale, politico finisce sempre con il ferire sia la vittima che il carnefice.