Il 24enne, a cui gli inquirenti contestano i reati di tentato omicidio premeditato e porto e detenzione illegale di arma è ora agli arresti domiciliari. Lo scorso 8 dicembre inflisse 22 coltellate al giovane Emilio Arpaia.
Il Gip Gelsomina Palmieri, accogliendo l’istanza dell’ avvocato Vittorio Fucci, ha scarcerato Giuseppe Maglione, 24 anni di Montesarchio arrestato la notte dell’8 dicembre scorso con la grave accusa di tentato omicidio premeditato e porto e detenzione illegale di arma.
In particolare al 24enne gli inquirenti contestano di aver inflitto 22 coltellate (di cui diverse anche in parti vitali, come nel petto) a Emilio Arpaia, 28 anni di Montesarchio, con la premeditazione di ucciderlo.
Il 28enne, dopo essere stato rianimato, fu trasferito con elicottero al Policlinico di Napoli in pericolo di vita, dove fu operato di urgenza.
Le sue condizioni restarono gravi per molti giorni. La difesa ha puntato su una ricostruzione totalmente alternativa a quella degli inquirenti, tentando di far emergere la legittima difesa.
Oggi la decisone del Gip, che, accogliendo l’istanza dell’ avvocato Vittorio Fucci, ha scarcerato il Maglione, concedendogli il beneficio dei domiciliari.
Spaccio di droga in Valle Caudina, emessa la sentenza per Vincenzo Amin Hedhili
Si è tenuto, dinanzi al Gup del Tribunale di Benevento, Dott.ssa Loredana Camerlengo, il processo a carico di Vincenzo Amin Hedhili, imputato per il reato di spaccio aggravato dall’aggravante della cessione a minorenni, era accusato di numerose contestazioni di spaccio, oltre ad essere stato arrestato nella flagranza dello spaccio di circa 140 grammi di hashih e marijuana.
Il Gup all’esito del giudizio abbreviato, accogliendo le richieste dell’ avvocato Vittorio Fucci e dell’avvocato Cosimo Servodio, ha condannato Vincenzo Amin Hedhili alla lievissima pena di mesi 6 di reclusione (pena sospesa), assolvendolo dall’aggravante della cessione a minorenni e riqualificando i fatti contestati, ritenendoli di lieve entità ai sensi del comma 5 dell’art. 73 della Legge sugli stupefacenti. Il Pm, invece, aveva chiesto la condanna a 4 anni di reclusione.
Come si ricorderà l’ imputato era stato tratto in arresto nella flagranza dello spaccio di 140 grammi di hashih e marijuana, a seguito di accurate indagini dei Carbinieri di Montesarchio, che avevano raccolto anche numerose dichiarazioni accusatorie di acquirenti, tra cui diversi minorenni, in relazione a diversi episodi di spaccio.
Amin Hedhili conta, nonostante la giovane età, diversi precedenti in materia di droga, che ha portato negli ultimi anni a circa 3 arresti.
Secondo le ricostruzioni delle tesi accusatorie dei processi in cui è coinvolto, è considerato uno degli elementi principali dello spaccio della droga in Valle Caudina.
Nella precedente udienza, previa sospensione del processo, l’Amin Hedhili fu scarcerato su accoglimento dell’istanza degli avvocati Vittorio Fucci e Cosimo Servodio.
Il risultato è di importante rilevanza visto che Vincenzo Amin Hedhili, poco prima dell’ arresto ad ottobre scorso, era stato condannato a 10 mesi e 20 giorni di reclusione per la detenzione di soli 32 grammi di hashih, per questa vicenda fu difeso da altro avvocato.
Porto d’armi e detenzione illegale di arma: la Corte d’Appello assolve 55enne caudino
Si è tenuto innanzi, alla III Sez. della Corte d’Appello di Napoli, il processo a carico di Vincenzo D’onofrio, di Arpaia, di 55 anni, soprannominato “O’ Mangiavatt”, imputato di porto e detenzione illegale di arma e minacce gravi ai danni di un cittadino di Arpaia, difeso dall’Avvocato Vittorio Fucci.
In particolare il D’onofrio avrebbe sparato diversi colpi di arma da fuoco, con una pistola modello 7.65, contro la porta d’ingresso dell’abitazione di un cittadino di Arpaia, minacciandolo di morte, come presunta reazione al tentativo di furto subito, qualche giorno prima, dalla figlia del D’onofrio stesso ad opera del figlio della presunta persona offesa.
Per i presunti fatti, verificatesi in Arpaia nel 2017, il D’onofrio era stato condannato, in primo grado, dal Tribunale di Benevento a 2 anni di reclusione.
La Corte d’Appello, invece, ha assolto il D’Onofrio.
Tensione e paura in Tribunale: imputato colto da malore, familiare inveisce contro pm
Momenti di tensione e paura in un’aula del Tribunale di Benevento nel corso di un processo per camorra nato da un’indagine della Dda.
Un detenuto, di 46 anni, imputato insieme ad altre sette persone di associazione a delinquere, aveva appena terminato di sottoporsi all’esame e di rispondere alle domande delle parti quando nel gabbiotto riservato agli imputati in custodia cautelare è stato colpito da un malore ed è finito riverso sul pavimento, dopo aver battuto la testa contro una panca.
L’imputato è stato prontamente soccorso dai sanitari del 118 e condotto all’ospedale “San Pio” di Benevento. Nel frattempo, però, un suo familiare, presente in aula, ha inveito contro il pubblico ministero della Dda. L’udienza è ripresa solo per pochi minuti per poi essere rinviata ad aprile.
Unisannio con i Tribunali di Avellino e Benevento per abbattere l’arretrato e rendere più rapida ed efficiente la giustizia civile e penale
L’1 marzo si è svolto un importante workshop presso l’Università degli Studi del Sannio nell’ambito del progetto “Modelli organizzativi e innovazione digitale: il nuovo Ufficio per il processo per l’efficienza del sistema-giustizia” che ha preso avvio l’1 aprile 2022 e che mira ad abbattere l’arretrato (civile e penale) attraverso il ricorso all’Ufficio per il processo.
L’UPP è stato introdotto dal legislatore nel 2014 come struttura di supporto alle attività degli uffici giudiziari al fine di sgravare il magistrato dal compimento di tutta una serie di attività di minore complessità o routinarie così da consentirgli di concentrare le proprie energie sulla funzione di ius dicere.
Al workshop, introdotto dal rettore dell’ateneo sannita Gerardo Canfora, hanno partecipato, oltre al responsabile del progetto Ernesto Fabiani e altri docenti UNISANNIO coinvolti nello stesso per le attività di competenza delle diverse aree scientifiche (Vincenza Esposito, Antonella Marandola, Guido Tortorella, Eugenio Zimeo), il presidente f.f. della Corte d’appello di Napoli Eugenio Forgillo, il presidente della prima sezione della Corte d’appello di Napoli Antonio Mungo, il presidente del Tribunale di Avellino Enzo Beatrice, il presidente del Tribunale di Benevento Marilisa Rinaldi, il direttore generale di missione per l’attuazione del PNRR Davide Galli, il vice capo dipartimento affari di giustizia Margherita Cardone Albini, due giudici del Tribunale di Avellino – rispettivamente per l’area civile e per quella penale, Maria Cristina Rizzi e Gian Piero Scarlato, due giudici del Tribunale di Benevento, rispettivamente per l’area civile e per quella penale, Ennio Ricci e Francesca Telaro.
Nel corso della mattinata si è tenuta una tavola rotonda in cui tutti i partecipanti si sono confrontati sul tema “L’ufficio per il processo: uno strumento prezioso per l’abbattimento dell’arretrato”, attraverso la condivisione di esperienze dirette e punti di vista diversi, legati ai diversi contesti organizzativi. Nel pomeriggio sono state presentate le attività progettuali svolte dall’Università del Sannio presso i Tribunali di Avellino e Benevento: dall’attività di ricognizione dell’arretrato (civile e penale) e dell’attuale organizzazione e funzionamento degli UPP preso detti tribunali, alle proposte innovative di UNISANNIO. In particolare, sono stati presentati: diversi modelli organizzativi di UPP e le possibili mansioni a questi assegnabili per abbattere l’arretrato riscontrato; nuovi criteri di abbattimento dell’arretrato civile; un nuovo sistema di monitoraggio dell’arretrato civile a supporto degli UPP e degli Uffici Giudiziari; strumenti di legal analytics per la decisione della controversia; l’attività di massimazione delle sentenze civili e penali, che mira non solo a elevare la qualità della motivazione delle sentenze ma anche a conseguire un effetto di deflazione del contenzioso in ingresso.
Abusi su studente 12enne: prof. condannata a 3 anni e 4 mesi di reclusione
Tre anni e quattro mesi di reclusione: questa la sentenza – di condanna – emessa dal Tribunale di Benevento a carico dell’insegnante della provincia di Benevento, accusata di abusi sessuali su uno studente 12enne.
La donna, difesa dall’Avvocato Angelo Leone, lo scorso settembre era stata destinataria di un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari.
Come si ricorderà, infatti, le indagini, avviate alla fine del mese di marzo 2022, a seguito della denuncia da parte del Dirigente del plesso scolastico e successivamente della querela sporta dai genitori del minorenne, consentivano di raccogliere celermente gravi elementi indiziari a carico dell’insegnante la quale, abusando della propria autorità, induceva il proprio alunno dodicenne a compiere e subire atti sessuali, abusando delle condizioni di inferiorità fisica del medesimo.
In particolare l’insegnante, approfittando della contiguità fisica in classe nonché dello stato di soggezione del proprio alunno, con un’opera di persuasione sottile e subdola – instaurando con il minore prima un rapporto di “predilezione” in classe poi un intenso rapporto telematico mediante plurime comunicazioni via whatsapp (messaggi, video e audio), inviandogli e chiedendogli di inviare a sua volta fotografie a contenuto esplicitamente sessuale, avviando conversazioni di esplicito contenuto sessuale – induceva il minore a compiere e subire atti sessuali sia in classe che virtualmente, con un’intensissima comunicazione telematica via whatsapp, in tutte le ore del giorno e soprattutto la sera fino a tarda notte.
Il G.I.P. presso il Tribunale di Benevento, ritenuti sussistenti i gravi indizi di colpevolezza, accoglieva la richiesta della Procura di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari con divieto assoluto di ogni forma di comunicazione con i minori con qualsiasi mezzo ivi compreso il telefono cellulare, internet e social network, ricorrendo le esigenze cautelari e ritenendo la misura applicata quella più idonea a neutralizzare il rischio di reiterazione poiché l’indagata è apparsa non in grado di autoregolare i propri impulsi sessuali e la sola sospensione del rapporto lavorativo, cautelativamente applicata nella sede disciplinare, non è apparsa sufficiente a prevenire il rischio di contatti personali e telematici con minori.
Oggi, la sentenza di condanna emessa dal Tribunale cittadino contro la quale quasi certamente verrà presentato ricorso in appello.
Tribunale di Benevento: autorizzata la rettifica di sesso su documenti anagrafici
“Sono molto contento”, queste le prime parole di A.G. che ha ottenuto la rettifica di sesso sui documenti anagrafici per persone in transizione di genere. A pronunciarsi in tal modo è stato il Tribunale di Benevento, (Giudice Estensore dott. Loffredo) che ha autorizzato il cambio di documenti anagrafici in meno di 6 mesi.
L’istante ha condiviso passo dopo passo sul suo profilo social tutto il percorso di transizione perché altre persone si possano giovare della sua esperienza: “Sono molto contento” dichiara “che si sia chiusa, anche in tempi così veloci, questa fase necessaria per aggiornare in primis i documenti. Devo dire che ho particolarmente apprezzato che sia il giudice che gli ausiliari durante l’udienza non si siano mai rivolti con il nome attribuito alla nascita, che non uso ormai più da tempo, né con pronome femminile. Sembra un dettaglio di poco conto ma per chi vive sulla propria pelle episodi di discriminazione quotidiani è fondamentale”.
L’avv. Giovanna Megna, che ha assistito A.G., sottolineando la celerità con cui si è arrivati alla sentenza, ha evidenziato anche altri aspetti: “Il Tribunale di Benevento, con sentenza commentata anche sul portale Diritto e Giustizia della casa editrice Giuffrè Francis Lefevbre, conferma l’orientamento consolidatosi a seguito delle pronunce del 2015 della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione.
Tali interventi hanno portato ad un cambio epocale nella risposta di giustizia per le persone con disforia di genere che accedono al percorso di transizione, che possono ottenere la modifica dei documenti senza sottoporsi obbligatoriamente all’intervento chirurgico.
Mi sento di evidenziare, nel recente procedimento di cui è stato investito il Tribunale cittadino, i tempi rapidi con cui si è arrivati alla sentenza, ma anche il modo in cui si è svolta l’audizione e l’accertamento della volontà dell’istante, condotto con particolare attenzione ed empatia. Possiamo continuare a credere nella giustizia, anche se la piena ed effettiva tutela è ancora un traguardo da raggiungere.
Permangono, infatti, alcune criticità strettamente legate a questo procedimento, come ad esempio i costi di iscrizione a ruolo e registrazione della sentenza per chi non accede al gratuito patrocinio, così come c’è poi tutto l’aspetto della tutela antidiscriminatoria”.
Prima fugge alla vista dell’Alt, poi colpisce alla testa un agente: nei guai 39enne albanese
Quest’oggi, all’esito dell’attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Benevento, Ufficiali e Agenti in servizio presso il Commissariato di P.S di Telese Terme hanno eseguito l’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale dell’obbligo di dimora nel Comune di S. Felice a Cancello, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Benevento, a carico di un 39enne di origini albanesi indagato per reati di resistenza a Pubblico Ufficiale e lesioni aggravate commessi nei confronti degli operanti del Commissariato di P.S di Telese Terme impegnati nel servizio di controllo del territorio in data 2.01.2023.
Le indagini svolte hanno consentito di acquisire gravi indizi in ordine ai seguenti fatti criminosi: In data 2 gennaio ultimo scorso, l’indagato si trovava unitamente ad altre due persone a bordo della propria autovettura quando, alla vista dell’Alt delle Forze dell’Ordine, invece di fermarsi, si dava a una tenace fuga mettendo in pericolo con diverse manovre l’incolumità degli operanti di polizia giudiziaria e degli utenti della strada; poi, una volta sceso dall’auto, l’uomo proseguiva nella sua resistenza colpendo con violenza al capo e alle mani il Pubblico Ufficiale che cercava di procedere al controllo così cagionandogli lesioni personali.
Nell’immediatezza dei fatti, dunque, il 40enne era riuscito a darsi alla fuga e i militari avevano tratto in arresto soltanto una delle altre due persone presenti a bordo dell’autovettura; di seguito, attraverso le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Benevento e svolte dal Commissariato di P.S di Telese Terme si acquisivano gravi indizi in ordine alla identificazione dell’attuale indagato.
L’ordinanza cautelare odierna obbliga l’indagato a dimorare nel Comune di S. Felice a Cancello, al fine di neutralizzare il rischio che l’uomo commetta nuovi delitti della stessa specie, essendosi dimostrato di indole fortemente trasgressiva e violenta.
Il provvedimento oggi eseguito è una misura cautelare, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, adottato nella fase delle indagini preliminari e il destinatario della stessa è allo stato indagato e quindi presunto innocente fino a sentenza definitiva.
Vìola sorveglianza speciale, assolto 58enne di San Giorgio del Sannio
Si è tenuto, innanzi alla Corte d’Appello di Napoli, il processo a carico di Pompeo Masone, di 58 anni, di S. Giorgio del Sannio, noto alle cronache e gravato da numerosi precedenti penali, imputato per violazione della Sorveglianza Speciale con obbligo di soggiorno e difeso dagli Avvocati Vittorio Fucci e Daniela Martino.
La Corte d’Appello di Napoli, accogliendo la tesi degli Avvocati Vittorio Fucci e Daniela Martino, ha assolto il Masone, ribaltando la Sentenza di Primo Grado del Tribunale di Benevento che lo aveva condannato ad 1 anno e 6 mesi di reclusione.
In particolare, il Masone nel febbraio del 2018 fu tratto in arresto dai Carabinieri di Benevento, perché, benché fosse gravato dalla Sorveglianza Speciale con obbligo di soggiorno in S. Giorgio del Sannio, fu sorpreso dai militi presso il “Bar Dejà Vù” in Contrada Cappelle di Benevento.
In sede di convalida, il GIP di Benevento, accogliendo la tesi dell’Avvocato Vittorio Fucci, scarcerò il Masone.
Il Tribunale di Benevento, poi, all’esito del giudizio di primo grado lo condannò ad 1 anno e 6 mesi di reclusione.
La Corte d’Appello, invece, è stata di diverso avviso ed ha assolto il Masone.
Benevento| Truffa ufficio postale, 56enne agli arresti domiciliari
Il GIP del Tribunale di Benevento, dott.ssa Maria Di Carlo, all’esito dell’udienza di convalida ha rimesso in libertà Vincenzo Palumbo, di 56 anni, di Napoli, concedendogli gli arresti domiciliari, difeso dagli Avvocati Vittorio Fucci e Daniela Martino.
L’uomo era stato arrestato, il 12 gennaio, nella presunta flagranza di reato, dagli agenti della Questura di Benevento, perché, presso l’ufficio postale succursale 02 di Benevento in via del Pomerio, stava tentando, con raggiri, mediante l’apertura di un libretto postale smart, di prelevare 6.500,00 euro, relativi ad un assegno emesso da una compagnia assicurativa di cui era beneficiaria altra persona.
In particolare Palumbo utilizzava un documento d’identità falso intestato ad altra persona, ma sul quale era apposta la fotografia dello stesso Palumbo.
Pertanto il 56enne napoletano veniva tratto in arresto nella presunta flagranza dei reati di falso e truffa aggravata.
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