Molestie e percosse all’ex compagna, 30enne indagati per atti persecutori e lesioni

Molestie e percosse all’ex compagna, 30enne indagati per atti persecutori e lesioni

CronacaProvincia
Per l’uomo divieto di avvicinamento alla persona offesa, alla sua abitazione di residenza ed ai luoghi da ella abitualmente frequentati.

A seguito di attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Benevento, in data odierna i Carabinieri della Stazione di Colle Sannita, diretti dalla Compagnia di San Bartolomeo in Galdo, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa della misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa, alla sua abitazione di residenza ed ai luoghi da ella abitualmente frequentati, emessa dal GIP presso il Tribunale di Benevento su richiesta della locale Procura della Repubblica nei confronti di un 30enne ritenuto – allo stato – gravemente indiziato dei reati di atti persecutori e lesioni personali aggravate.

L’attività investigativa che ha portato all’emissione del provvedimento cautelare è stata avviata nello scorso mese di febbraio in seguito alla denuncia di una giovane della Val Fortore, consentendo di ricostruire abituali e reiterati episodi di ingiurie, molestie e percosse poste in essere dall’uomo nei suoi confronti durante e dopo l’interruzione della loro relazione sentimentale, dal 2017 al febbraio 2022, che avevano ingenerato nella donna un fondato timore per la sua incolumità, costringendola a modificare le proprie abitudini di vita. In un’ultima occasione precedente alla denuncia, l’uomo aveva aggredito la donna provocandole lesioni che l’avevano costretta a recarsi in ospedale.

Il provvedimento eseguito oggi è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e il destinatario della stessa è persona sottoposta alle indagini e quindi presunta innocente fino a sentenza definitiva.

Benevento| Schiaffi e pugni all’ex compagna: 34enne rinviato a giudizio

Benevento| Schiaffi e pugni all’ex compagna: 34enne rinviato a giudizio

BeneventoCronaca

Maltrattamenti con pugni e schiaffi, offese, insinuazioni su presunti tradimenti, minacce di diffondere a mezzo social contenuti intimi di lei: questi solo alcuni dei comportamenti di cui dovrà rispondere un 34enne di Benevento, rinviato oggi a giudizio per stalking ai danni dell’ex compagna.

Stando alla rappresentazione dell’accusa e alla versione della donna, una 51enne beneventana, fatti risalirebbero al febbraio 2019 e si sarebbero protratti sino al marzo del 2020.

Una condotta quella dell’uomo che avrebbe causato all’ex compagna uno stato di ansia, sofferenza morale e psichica.

Oggi, come detto precedentemente, il Gup del Tribunale di Benevento, dott.ssa Di Carlo ha disposto per l’uomo il rinvio a giudizio. La prima udienza è fissata per ottobre 2022.  

Associazione per delinquere, truffa aggravata e altri reati: misure cautelari per imprenditori e professionisti

Associazione per delinquere, truffa aggravata e altri reati: misure cautelari per imprenditori e professionisti

CronacaProvincia

Nella tarda serata di ieri, personale della Questura e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Benevento ha eseguito cinque misure cautelari personali, disposte dal Tribunale del Riesame di Napoli, nei confronti di tre imprenditori e due professionisti in relazione ai delitti di associazione per delinquere (416 c.p.), trasferimento fraudolento di beni (512 bis), truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (640 bis), dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici (3 D.Lgs. n. 74/00), indebita compensazione (10 quater D. Lgs. 74/00).

Il provvedimento restrittivo si inserisce nella articolata indagine, coordinata dai magistrati della Procura della Repubblica di Benevento, nell’ambito della quale già nel mese di luglio 2020, era stata applicata un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del ritenuto, allo stato degli atti delle indagini preliminari,  capo dell’organizzazione, nonché un decreto di sequestro preventivo di 7 società, comprensivo degli asset aziendali, di beni strumentali, di beni mobili e immobili alle stesse intestate, in relazione alle richiamate condotte delittuose, oltre ad un ulteriore decreto di sequestro preventivo, nel marzo 2021, di  beni mobili, depositi di c/c, quote azionarie, nei confronti delle persone giuridiche e fisiche coinvolte nelle indagini, per il complessivo importo di 773.621 euro.

Il GIP  aveva respinto, invece,  la richiesta di  misure cautelari personali avanzata alla fine del 2020 nei confronti di coloro che venivano ritenuti dal PM raggiunti da gravi indizi quali partecipi dell’associazione e di un concorrente in due reati scopo; in seguito all’appello del PM, le richieste erano state accolte dal Riesame di Napoli nei confronti di sei indagati per i quali erano state emesse misure cautelari divenute esecutive per cinque di essi dopo il rigetto da parte della Suprema Corte di Cassazione  dei ricorsi presentati dagli indagati, diversamente per il sesto che non ha proposto ricorso.

Il Tribunale del Riesame di Napoli ha riconosciuto la sussistenza della gravità indiziaria e l’attualità delle esigenze cautelari a carico degli indagati – due professionisti avellinesi, un imprenditore residente a Prato e due ritenuti prestanomi beneventani –  applicando la misura degli arresti domiciliari nei confronti dei primi tre e quella dell’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria a carico degli ultimi due in ordine ai reati di associazione a delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (640 bis), dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici (3 D.Lgs. n. 74/00), indebita compensazione (10 quater D. Lgs. 74/00).

Ha altresì applicato la misura degli arresti domiciliari a carico di un imprenditore padovano, residente in Svizzera per il reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (640 bis).

Le indagini hanno consentito di acquisire gravi indizi in ordine ad una operazione sistematica di intestazione fittizia di società, beni immobili e mobili posta in essere da un cittadino di Montesarchio, già condannato anche per il reato di associazione camorristica, finalizzata ad eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali.

L’indagine aveva evidenziato a livello di gravità indiziaria  come gli interessi di quest’ultimo si fossero spostati verso un’attività criminosa più “raffinata” e redditizia, finalizzando la gestione delle sue società all’arricchimento personale attraverso guadagni non dichiarati né tracciabili. I trasferimenti operati, ritiene l’ipotesi accusatoria avanzata nella fase delle indagini preliminari, accolta dal Riesame di Napoli, lungi dal costituire il frutto di genuine operazioni societarie e commerciali, hanno rappresentato solo lo schermo dietro il quale l’indagato, ritenuto capo dell’associazione, dopo lunga detenzione e successiva sottoposizione alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale, effettivo dominus delle aziende materialmente gestite, ha tentato di porre al riparo le sue imprese e i suoi beni, immobili e mobili, dai rischi di una possibile confisca di prevenzione, potendo a tal fine confidare sulla compiacente collaborazione prestata da diversi soggetti, appartenenti alla sua cerchia familiare, amicale o lavorativa.

Le condotte sono state poste in essere attraverso operazioni societarie e finanziarie, realizzate anche grazie all’apporto dei due professionisti avellinesi, afferenti la gestione di molteplici società, la maggior parte delle quali riconducibili al principale indagato ed – in concreto – non operative ma utilizzate precipuamente per finalità elusive o per la fittizia assunzione di personale. I gravi indizi del contributo dei soggetti nel contesto associativo hanno trovato conferma allorquando, in sede di esecuzione di provvedimenti cautelari nel luglio del 2020, è stata rinvenuta presso il loro studio la somma in contanti di oltre 937mila euro.   

Colpito dalla misura degli arresti domiciliari è stato altresì colui che è ritenuto uomo di fiducia del capo dell’associazione, personaggio di rilievo in seno al sodalizio criminoso, imprenditore residente a Prato ma di origine beneventana, deputato all’esecuzione delle direttive impartite dal capo  nella gestione operativa e commerciale delle società a lui riconducibili, occupandosi di questioni relative ai dipendenti grazie ai sui rapporti diretti con i consulenti del lavoro.

Mentre gli altri due, raggiunti da gravità indiziaria in ordine alla loro partecipazione alla compagnia associativa, in posizione subordinata, quali prestanomi asserviti al dominus, preposti all’esecuzione delle disposizioni dell’imprenditore arrestato di Prato, secondo tempi e modalità dallo stesso dettate, sono stati colpiti dalla misura più gradata dell’obbligo di presentazione alla P.g..  

L’altro imprenditore destinatario di misura cautelare, residente in Svizzera ma rintracciato in provincia di Treviso, emerge nell’ambito di trattative di trasformazione in RSA e vendita di una struttura alberghiera ubicata ad Apollosa e riconducibile al ritenuto capo dell’associazione, di cui si è detto, ponendosi quale intermediario tra quest’ultimo ed i potenziali acquirenti e/o soggetti interessati all’operazione di trasformazione. 

Lo stesso, inoltre, si ritiene che sia intervenuto per far partecipare imprese riconducibili all’indagato in bandi di finanziamenti pubblici, aventi ad oggetto l’acquisto di macchinari innovativi, in maniera da replicare il meccanismo fraudolento di indebita percezione di contributi già utilizzato in precedenti operazioni in cui erano state coinvolte altre società sempre riconducibili al sodalizio criminale investigato.  Il Tribunale del Riesame ha ritenuto, oltre ai gravi indizi di colpevolezza, anche la sussistenza delle esigenze cautelari nei confronti degli indagati rilevando che sono state acquisite plurime fonti di prova “significative della concreta disponibilità del sodalizio di ingenti liquidità monetarie e di canali di occultamento e reimpiego, su cui il sequestro delle società e la nomina degli amministratori giudiziari si rilevano, sul piano cautelare, del tutto ininfluenti”.

Parla Di Maria: “Confido nella giustizia e nella verità. Col tempo…”

Parla Di Maria: “Confido nella giustizia e nella verità. Col tempo…”

AttualitàBenevento Città

Il Tribunale del Riesame ha accolto le mie ragioni, ponendo solo un vincolo specifico che spero possa essere eliminato al più presto. Confido nella giustizia e nella verità dei fatti, che col tempo chiarirà in maniera tombale la mia posizione. Voglio ringraziare con l’occasione tutte le persone che mi fanno sentire la loro vicinanza, affetto e stima ed i miei difensori avv.ti Antonio Leone e Giuseppe Sauchella“. Questo il commento del Presidente della Provincia di Benevento, Antonio Di Maria, alla decisione del Tribunale del Riesame di revocare i domiciliari cui era sottoposto.

Don Nicola, il Riesame respinge il ricorso: il sacerdote dovrà restare in carcere

Don Nicola, il Riesame respinge il ricorso: il sacerdote dovrà restare in carcere

BeneventoCronaca

Dovrà restare in carcere Don Nicola De Blasio, l’ex parroco d San Modesto indagato per detenzione di materiale pedopornografico. Così ha deciso il Tribunale del Riesame di Napoli che ha, dunque, rigettato il ricorso presentato dai legali del sacerdote, Avv. Massimiliano Cornacchione e Avv. Vincenzo Sguera, contro l’ordinanza emessa lo scorso 23 novembre dal Gip di Napoli che aveva determinato il trasferimento nell’istituto penitenziario dell’indagato, sino a quel momento sottoposto agli arresti domiciliari.

Si ricorderà, difatti, che il parroco è agli arresti dallo scorso 3 novembre, quando a seguito di una perquisizione domiciliare furono rinvenuti all’interno del suo pc alcuni file contenenti foto e video di natura pedopornografica. Il tutto stimolato dalle indagini della procura di Torino.

Il sacerdote si era giustificato facendo riferimento a un’indagine da lui avviata sul fenomeno della pedopornografia nel mondo ecclesiastico, poi interrotta resosi conto dell’illegalità della sua condotta. Il prete, inoltre, aggiunse che tali circostanze erano temporalmente riferibili al 2015/16 e che da allora non aveva più visionato e/o utilizzato quei file.

Tesi confermata anche nel successivo interrogatorio di garanzia ma che ad oggi non trova riscontri fattuali, che la difesa ritiene, però, di poter rinvenire con la perizia informatica con la quale si dovrà dare sostanza alla versione dell’ex direttore della Caritas, il quale dovrà rispondere anche dell’ipotesi di diffusione del suddetto materiale in quanto la sua utenza wi-fi è stata rintracciata nel corso di un tracciamento di una chat adibita alla condivisione di materiale. Accuse sempre respinte dal parroco, che sostiene di non aver mai partecipato a nessuna chat del genere e che imputa tale rinvenimento alla circostanza che la sua Wi-fi è aperta e quindi, potenzialmente, utilizzabile da chicchessia.

Tribunale di Benevento, emesse misure cautelari nei confronti di un 33enne e di un 41enne accusati di atti persecutori

Tribunale di Benevento, emesse misure cautelari nei confronti di un 33enne e di un 41enne accusati di atti persecutori

CronacaRegione

CASTEL BARONIA (AV). A seguito di una mirata ed articolata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento, i Carabinieri della Stazione di Castel Baronia (AV) hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa con divieto di comunicare con quest’ultima mediante qualsiasi mezzo emessa dal G.I.P. del Tribunale di Benevento, su richiesta della Procura della Repubblica di Benevento, nei confronti di un trentatreenne di Carife e di un quarantunenne di Vallesaccarda attinti da gravi indizi di colpevolezza in ordine al grave delitto di atti persecutori.

Le indagini, avviate nel mese di febbraio 2021 e conclusesi nel mese di maggio 2021, hanno consentito di accertare gravi indizi a carico dei destinatari del provvedimento cautelare, in ordine alla sistematica attività di persecuzione perpetrata nei confronti di un uomo di quarantaquattro anni: gli stessi, con condotte reiterate, consistite in appostamenti e minacce, fin anche di morte, molestavano il quarantaquattrenne cagionando in lui un perdurante stato d’ansia e di paura ed ingenerando nello stesso un fondato timore per l’incolumità propria tale da fargli modificare la gestione del quotidiano. Le condotte persecutorie si concretizzavano attraverso appostamenti e ripetuti passaggi presso l’abitazione della persona offesa, specifiche minacce di morte, nonché gesti significativi che facevano capire alla stessa che le avrebbero sparato o tagliato la testa. Gli indagati, inoltre, intimavano all’uomo di non frequentare una donna conosciuta anche dagli stessi.

Il G.I.P. presso il Tribunale di Benevento ha ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza e le esigenze cautelari a carico degli indagati, accogliendo la richiesta della Procura di applicazione della misura del divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa.