Tullio Calzone, giornalista del Corriere dello Sport e del Guerin Sportivo, ha partecipato alla trasmissione Salta Salta Lo Stregò per analizzare la sua intervista al Presidente del Benevento, Oreste Vigorito, e non solo.
Che Vigorito ha percepito nel corso dell’intervista?
“Il Vigorito che ho conosciuto io in altre stagioni era decisamente più baldanzoso. Credo che sia sorpreso di trovare una squadra sulla carta fortissima ma che è di fatto impelagata nella lotta per non retrocedere. Si è assunto la responsabilità di aver commesso degli errori, alcune cose potevano essere gestite diversamente, ma è entrato nel vivo di questa stagione più tardi. In questi anni ha gestito da padre-padrone, ha investito una fortuna nel Benevento, ma vederlo sprofondato in questi problemi di classifica così paradossali è una tristezza. Vigorito dice che il futuro è adesso e sono perfettamente d’accordo con lui. Ci sarà tempo per i processi, ora bisognerà essere compatti per le ultime 7 partite perché la possibilità di salvarsi c’è ancora”.
Il progetto Benevento di Vigorito andrà avanti?
“Possiamo anche immaginare un futuro senza Vigorito, ma una volta sottratto Vigorito al Benevento dobbiamo capire che cosa c’è e non mi sembra ci sia altro. Ho visto fallire tantissime società che erano andate in Serie A, prima di fare un processo a Vigorito in merito alle sue azioni e intenzioni dobbiamo capire che trarremmo solamente benefici da una sua permanenza. Se avesse fatto un progetto sostenibile fin dall’inizio forse non avremmo pagato giocatori che non avremmo potuto permetterci. Molti calciatori vogliono venire a Benevento, ma per far arrivare un Lapadula lo devi pagare. Penso abbia intenzione di continuare a fare calcio a Benevento, ma tanto dipenderà anche dal fattore ambientale”.
La rinascita sostenibile del Benevento può avvenire già dall’anno prossimo in cadetteria o è necessario retrocedere per poi risalire?
“Se vai in Serie C è un disastro totale, soprattutto in questo calderone che hanno combinato. Se abbiamo vinto un solo campionato di C in tutti questi anni ci sarà una ragione. Non è facile vincere il campionato, vanno indovinate formula e uomini. L’obiettivo è conservare la Serie B, non lo dico per Vigorito ma anche per la città. Il Frosinone sta vincendo il campionato con giovani delle Primavere degli altri club o con giocatori presi dalla C: il modello deve essere questo, investire in infrastrutture e slegarsi dai procuratori“.
Ci sono speranze per la salvezza del Benevento?
“Servirebbe gente con tenacia e spirito di abnegazione, molti dei calciatori che avevamo pensato potessero essere una ricchezza non si sono rivelati tali. Serve motivazione, la gestione tecnica è stata a dir poco spaventosa. Non ci sono più alibi, bisogna trovare le risorse dove ci sono. Il Benevento è al quinto posto per stipendi in Serie B, quasi 20 milioni di euro: è necessario che i giocatori siano professionisti e difendano un bene che è di tutta la città. I tifosi devono stare vicino alla squadra“.
Che cosa è successo al termine della scorsa stagione?
“Il cortocircuito che si è creato con le contestazioni dopo la sconfitta contro il Pisa nella semifinale play-off dell’anno scorso ha impedito di resettare un progetto che secondo me era un ciclo chiuso. Caserta non doveva essere confermato, ha fatto anche bene ma quella squadra era una signora squadra che aveva la Serie A in pugno. Benevento a 50mila abitanti, 8mila sono abbonati ma molti non vanno allo stadio: sono sannita anche io, abbiamo bisogno di essere trascinati nel bene e nel male. La cultura e la civiltà della nostra citta è sotto gli occhi di tutti, il mondo ideale non esiste e penso che Vigorito lo abbia capito. Questa è la prima stagione in 17 anni di presidenza in cui il Benevento ha problemi, il calcio sta andando verso i grandi fondi sovrani e forse noi dobbiamo salvare la direzione umana che qui c’è ancora“.
Carfora è stato il primo 2006 a partire da titolare in Italia: Stellone si aspetta di più dai suoi attaccanti?
“Penso che Stellone si auguri che Simy, Ciano e La Gumina entrino in campo e facciano 3-4 gol. Simy avrebbe dovuto avere dei supporti, esterni più offensivi, e non è un caso che il Benevento di Cannavaro abbia trattato Listkowski, Baez e Bidaoui. Le cose poi non si sono chiuse, il mercato è così“.
Cosa accadrà in caso di mancata ristrutturazione del debito della Reggina?
“Questa stagione probabilmente non finirà, avrà un’appendice a livello di giustizia sportiva. Se il debito della Reggina non verrà ristrutturato la squadra non verrà iscritta al campionato. Loro hanno chiesto la ristrutturazione del debito, ma a detta della Covisoc avrebbero anche commesso degli errori tecnici inserendo il contratto di Inzaghi nella gestione precedente. La Reggina verrà certamente penalizzata, si vedrà poi se a giugno il debito verrà ristrutturato e sarà possibile l’iscrizione. Se verrà esclusa, bisogna lottare per avere la migliore posizione in classifica. I ripescaggi sono diversi dalle riammissioni, adesso anziché al guardare avanti penserei a battere la Spal e poi la Reggina. Questa squadra deve avere un moto d’orgoglio, il Benevento di Bari a parità numerica è un Benevento che può lottare per salvarsi“.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Tullio Calzone, giornalista del Corriere dello Sport e del Guerin Sportivo, per avere una sua opinione riguardo la stagione giallorossa e l’attuale momento della Strega.
Salve Signor Calzone, lei che segue il Benevento per il Corriere dello Sport e il Guerin Sportivo, ci può descrivere, dal suo punto di vista, la situazione attuale in casa giallorossa?
“E’ una stagione che è iniziata in maniera strampalata. C’era poca chiarezza della società, soprattutto a livello tecnico e poi anche gestionale. La crisi iniziale ha visto Vigorito consegnare il titolo sportivo nelle mani del Sindaco Mastella, è stato un gesto forte che ha avuto effetti positivi ma anche negativi: ha impedito di fare una riflessione più completa sull’esperienza di Fabio Caserta nella scorsa stagione, che si era conclusa in maniera piuttosto anomala con il non-raggiungimento della Serie A diretta in un finale di campionato paradossale e poi con il fallimento dell’obiettivo play-off perdendo contro il Pisa. Questo momento è frutto della mancata riflessione sui progetti da rilanciare e su un progetto tecnico a mio avviso contradditorio: si era partiti per innovare, investendo sui giovani, poi si è virato su giocatori d’esperienza e ciò ha determinato confusione. La squadra di Caserta aveva iniziato malissimo con la sconfitta contro il Cosenza e poi aveva fatto buone prestazioni come a Genova, infine ha riproposto antiche contraddizioni che hanno portato a una crisi tecnica, al rientro di questa paventata crisi e poi all’arrivo di Cannavaro“.
Al di là dell’atteggiamento mostrato in campo, pensa che Fabio Cannavaro possa essere l’uomo giusto per trascinare il Benevento in questo momento complicato?
“La vittoria contro la Spal è sicuramente un detonatore importante. Nel calcio i risultati positivi determinano condizioni mentali e di allenamento positive. Già con il Bari il Benevento avrebbe meritato di vincere, con la Ternana ha perso in maniera rocambolesca. Questo percorso non era scontato, non è quando arriva Cannavaro inizi a vincere. Bisogna lavorare e insistere su concetti di gioco e mentali chiari, poi i risultati vengono. L’organico del Benevento non è di seconda fascia, i risultati non del tutto eclatanti e positivi della gestione Cannavaro hanno determinato comunque uno scatto. La squadra, eccetto le prime gare, ha avuto naturalmente un rigurgito d’orgoglio. Sarebbero stati migliori se non ci fossero stati gli infortuni, altro handicap che ci stiamo portando dietro dalla precedente gestione, con infortuni muscolari e ricadute. Cannavaro, pur venendo da esperienze estere e pur essendo alla prima avventura in Italia, ha una tradizione importante. Le regole d’ingaggio del calcio in campo le conosce bene, quelle in panchina sono diverse ma provengono dallo stesso ceppo. Secondo me riuscirà a fare bene, soprattutto se la società lo lascerà lavorare come sta facendo“.
Quali pensa possano essere gli aspetti di maggior rilievo su cui Mister Cannavaro sta lavorando in questa sosta?
“La discontinuità con il passato riguarda anche l’atteggiamento estetico. Reputo Fabio Caserta anche un bravo allenatore, ma si portava dietro un approccio un po’ ombroso: non sorrideva mai, sembrava sempre insoddisfatto di quanto stava facendo anche quando il Benevento giocava bene e otteneva risultati. Caratterialmente Cannavaro è molto diverso, è solare e napoletano e quindi condivide con la nostra terra elementi umani, caratteriali e ambientali. Tale positività non deve essere considerata superficialità, lui non lo è e lo si vede dai suoi atteggiamenti. Durante la partita ha una serie di atteggiamenti e posture che sono tipiche dell’intensità di cui c’è bisogno del calcio e soprattutto in Serie B. Bisogna lavorare, il Benevento ha beneficiato di questa positività ma senza lavoro è difficile ottenere risultati“.
Con la rosa al completo la formazione giallorossa può davvero giocarsela con tutte le squadre avversarie?
“Uno dei problemi che ha avuto Caserta nella precedente gestione è stato saper attivare la ricchezza di elementi tecnici in rosa senza scatenare tensione. Questo è stato uno dei motivi che hanno creato più frizioni, ci sono state problematiche come il caso Lapadula che tutti ricordiamo. Per Caserta la ricchezza di qualità della rosa è stato un problema, per Cannavaro non lo è. Sono due personaggi che hanno vissuti diversi, stiamo parlando di un Campione del Mondo che porta con sé una serie di elementi positivi che abbiamo già vissuto con la gestione Inzaghi. Lo stesso Pippo mi disse che pur avendo allenato a Venezia e al Milan non aveva mai visto tanta passione come quella mostrata dai beneventani al primo allenamento, dove erano presenti 5mila tifosi all’antistadio Imbriani. Il Corriere dello Sport dovette difendere l’assalto della cristallizzazione delle classifica, che avrebbe congelato le retrocessioni della A e quindi anche le promozioni dalla B. Feci due interviste importanti, una al Presidente Vigorito e una a Inzaghi, in cui puntualizzammo che il merito sportivo dovesse essere un timone inderogabile“.
Che cosa si aspetta della sfida del 27 novembre, Reggina-Benevento, in cui si affronteranno due amici, ex compagni e Campioni del Mondo quali Fabio Cannavaro e Filippo Inzaghi?
“Nel calcio l’amicizia esiste prima e dopo le partite, durante si è rivali e antagonisti. Non ci saranno sconti né da una parte né dall’altra. La Reggina è una tra le squadre-rivelazione ma fino a un certo punto, per chi fa le classifiche a inizio stagione. E’ forte e strutturata, con giocatori di categoria e assoluta qualità. C’è Menez, di caratura internazionale che Pippo è riuscito a rivitalizzare, ma in ogni reparto ci sono giocatori importanti . E’ una squadra che va affrontata con grande serietà e attenzione, non sarà facile riuscire a batterla o contenerla. Gioca sull’entusiasmo e viene da una serie di risultati positivi, ora come ora è la principale antagonista del Frosinone guidato da un altro Campione del Mondo, Fabio Grosso. Il Benevento deve fare una partita onesta e durante la sosta dovrà recuperare alcuni elementi come Acampora, e possibilmente anche Viviani che è un giocatore di grande talento. Ci sono molte cose da fare, ma penso che il Benevento farà la sua partita: ha tutte le prerogative per riprendersi e fare un ottimo campionato. Con un paio di vittorie consecutive e con un po’ di fortuna può tornare a inserirsi nel discorso play-off, queste sono le grandi opportunità che offre questo campionato. Nessuno ha mai vinto la Serie B a novembre, non è mai successo, da qui alla primavera ci sono diversi mesi e il Benevento ha tempo per recuperare. C’è anche il mercato che potrebbe aiutare a dare qualcosa in più alla squadra, soprattutto a centrocampo dove c’è monotonia nei ruoli. Il tempo aiuterà anche a recuperare la condizione fisica di alcuni elementi, penso a Schiattarella“.
Come valuta questo primo terzo della stagione di Serie B 2022-23?
“In questo campionato ci sono tantissime squadre forti che possono vincere il campionato e ribaltare la prospettiva. Il Genoa ha qualche difficoltà soprattutto interna, non riesce a vincere in casa, mentre il Cagliari ne ha diffuse ma a Benevento ha vinto. Il fatto che il Frosinone di Grosso sia lì non è una novità, ha una struttura societaria con un Presidente illuminato che ha grande cultura d’impresa e senso sportivo. Dopo gli errori fatti in passato anche economicamente, penso agli anni in Serie A, si sono ripresi. Hanno un Direttore Sportivo molto bravo che conosco dai tempi dell’Andria, Guido Angelozzi. Il Frosinone sarebbe da emulare come impostazione societaria, ha investito moltissimo sui giovani come Mulattieri, Moro, Caso e Boloca. La struttura portante della squadra, invece, è fatta di giocatori esperti come Mazzitelli a centrocampo e Lucioni, capitano nella nostra prima promozione in Serie A che il Benevento regalò al Lecce dopo qualche problema di assestamento nell’anno della retrocessione. L’altra sorpresa è certamente il Bari, Mignani è uno dei tecnici debuttanti in Serie B ma sta facendo un lavoro eccellente: ha inserito giovani importanti e di qualità come Cheddira accanto a giocatori d’esperienza e punti cardinali come Di Cesare, Antenucci e Maiello. Anche la società biancorossa è una società forte, capace e strutturata, l’unica spada di Damocle è la multiproprietà dei De Laurentiis“.
Dopo anni straordinari ed eccezionali, conditi da due promozioni in A e due conseguenti ritorni B, in che fase è, secondo lei, il progetto Benevento Calcio targato Vigorito?
“Bisognerebbe chiederlo a lui, ogni tanto non dico che ha dei ripensamenti ma ha degli strappi. E’ una persona a cui i tifosi vogliono tantissimo bene, ci mancherebbe altro. Lui ha dato uno scatto enorme alla società, ha investito molti soldi e ha molto dal nostro territorio in qualità di imprenditore dell’eolico. Ha investito tanto, la gente di Benevento giustamente gli vuole bene e lui stesso ha avuto tanto dai beneventani. Spesso prova a scuotere i tifosi perché per i beneventani ogni piccola cosa diventa una sciagura, ha portato elementi di positività. E’ uno dei Presidente che non esistono più, paternalisticamente è molto vicino alla “sua” Strega ma a volte ha atteggiamenti forti tipici di presidenti paternalistici: è un imprenditore presente in società, con tutte le cose positive e negative che ciò comporta. Poteva anche non occuparsi dello sport invece ha fatto tante cose per la nostra città, dal punto di vista dell’immagine dobbiamo essergli riconoscenti perché ha fatto vedere la bellezza del Sannio e di Benevento“.